Autunno in Oratorio VIII Edizione – Il beato Jacopo da Varagine

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

sabato 15 dicembre ore 16.45
il beato Jacopo da Varagine
prof.ssa Sandra Isetta, Università di Genova
 
Jacopo da Varazze (Varazze, 1228 circa), ancora adolescente entrato nel convento domenicano di Genova, ora Santa Maria di Castello, fece una rapida e veloce carriera: prima come priore della provincia della Lombardia e poi come sostituto temporaneo del maestro generale dell’ordine. Fu infine arcivescovo di Genova,  fino alla morte (1292-1298).
E’ stato un genovese innamorato della sua città, sia in ambito ecclesiastico, con la riorganizzazione legislativa del clero, sia in ambito civico, dove si spese per mediare tra i partiti guelfo e ghibellino. Alla sua città dedica la Chronica civitatis Ianuensis.
La sua notorietà è legata alla Legenda aurea, che raccoglie 153 vite di Santi disposte nei tempi liturgici della Chiesa, in una visione globale e escatologica del cammino dell’umanità verso Dio. La storia, per Jacopo, è scandita e sacralizzata dall’azione dei Santi.
 
Sandra Isetta è professore associato di Letteratura cristiana antica presso il D.Ar.Fi.Cl.e.T., “Dipartimento Francesco Della Corte” dell’Università di Genova, dove da più di un ventennio insegna e svolge attività di ricerca nell’ambito della cultura cristiana antica.Fa parte della giunta della CULCA (Consulta di Letteratura cristiana antica), di cui è stata segretaria ed ora tesoriere; è membro dell’AISSCA (Associazione Italiana per lo Studio dei Culti e dell’Agiografia) e del GIROTA (Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina) e segretaria dell’AST (Associazione di Studi Tardoantichi) genovese. E’ responsabile locale di progetti di ricerca nazionale (Prin) e di Ateneo e componente di progetti internazionali di ricerca CNR. Ha pubblicato articoli, saggi, volumi e curatele e ha organizzato incontri, seminari e convegni su argomenti pertinenti le sue principali linee di ricerca: Poesia cristiana nei secc. IV e V; La donna nel cristianesimo antico; Agiografia; Storia e forme dell’ascetismo; Storiografia cristiana; La letteratura cristiana antica e la formazione culturale europea, inaugurando la serie di convegni interdisciplinari (Iconografia, Musica, Teatro e Cinema), “Letteratura cristiana e Letterature europee”, con relativa pubblicazione di Atti (EDB).
Articolo de “Il Cittadino”

Jacopo da Varagine e le radici  d’Europa

In tempi come i nostri, in cui l’Europa fatica a dare ragione di sé, credo sia utile tirare fuori dal cassetto il mai vetusto tema delle radici, non tanto per crogiolarsi nella nostalgia di ciò che “avremmo potuto essere” ma per rifondare su basi più solide ciò che “potremmo (e dovremmo) tornare ad essere”. Un modo relativamente semplice per farlo è individuare quei dieci o venti libri che stanno alla base del nostro sentire europeo. Tra questi, la “Legenda aurea”, straordinaria raccolta di vite di santi composta dal domenicano genovese Jacopo da Varagine nella seconda metà del XIII secolo, occupa senza dubbio un posto di riguardo.

Di questo pilastro della nostra cultura – siamo di fronte ad un autentico  “bestseller” del tardo Medioevo: il numero degli esemplari manoscritti in cui ci è giunto, comprese le traduzioni nei principali vernacoli italiani ed europei, è infatti secondo soltanto alla Bibbia – ha dato conto sabato 15 dicembre, presso l’Oratorio di San Filippo Neri, la prof. ssa Sandra Isetta, docente di Letteratura cristiana antica presso l’Università degli Studi di Genova, nell’ambito della rassegna “Sermones 2012. Il Vangelo a Genova: storie di Fede” (che conclude il suo ciclo annuale dando appuntamento all’anno prossimo). Giovandosi della voce dell’attore Pietro Fabbri, che ha letto alcuni brani dell’opera, della ricchezza del canto gregoriano, che ha fatto da cornice all’intervento, nonché dell’immeritata presenza del sottoscritto nelle vesti di moderatore, la relatrice ha illustrato le vicende della vita di Jacopo e i molti segreti della sua opera più nota.

Che fosse di Varazze, non è certo. Anzi, è stata ampiamente dimostrata la presenza a Genova di una famiglia proveniente dalla Riviera che aveva ormai adottato la specificazione “da Varagine” in senso cognominale. Jacopo, dunque, nacque probabilmente a Genova tra il 1228 e il 1229. Nel 1244, ancora adolescente, entrò nel convento di San Domenico, demolito due secoli fa per dare posto al teatro Carlo Felice, indossando l’abito bianco e nero del grande canonico di Osma. Da buon genovese – e sappiamo quanto i Genovesi fossero allora “per il mondo destexi” – trascorse poco tempo nella sua città: nel 1267 gli fu affidato l’ufficio di priore della provincia domenicana di Lombardia, carica di assoluto prestigio che mantenne per circa un decennio e poi ancora tra il 1281 e il 1286, e che lo costrinse a lunghi viaggi tra l’Italia settentrionale, l’Emilia e il Piceno. Tra il 1283 e il 1285 esercitò anche le funzioni di reggente dell’Ordine dopo la morte di Giovanni da Vercelli. Nel 1292, per volere di papa Niccolò IV, fu infine elevato alla cattedra arcivescovile genovese, che resse sino alla morte, avvenuta il 13 o 14 luglio 1298.

La “Legenda aurea” – ha sottolineato la prof. ssa Isetta – può considerarsi una vera e propria “summa de tempore”, pari a quella di Tommaso d’Aquino (suo contemporaneo). Essa costituisce una meditazione non tanto sul tempo cronologico ma su quello del rapporto tra Dio e l’uomo. Jacopo suddivide le biografie dei santi lungo l’anno liturgico, unendo pertanto il “santorale” al “temporale”, dando in un certo senso avvio al moderno calendario. Anche se, beninteso, non siamo affatto di fronte a un calendario in quanto tale; tantomeno ad un catalogo agiografico. Grande attenzione è infatti posta alla dimensione escatologica. L’autore divide l’intera storia umana in quattro epoche: il tempo della deviazione, da Adamo a Mosé; il tempo del rinnovamento, da Mosé alla nascita di Cristo; il tempo della riconciliazione, da Pasqua a Pentecoste; il tempo della peregrinazione, quello della vita presente, “nel quale siamo come pellegrini in battaglia”. Il suo intento è quello di mostrare il modo in cui il Cristianesimo, attraverso i suoi santi, le sue feste e le sue solennità, ha saputo strutturare e sacralizzare il tempo della vita umana.

Un’opera elaborata, dunque. Certamente non un lavoro di critica storica, come avrebbero voluto i gesuiti bollandisti, studiosi delle biografie santorali, i quali in età moderna la condannarono senz’appello come “leggenda non d’oro, bensì di piombo”. Oggi è in atto un’autentica rivalutazione, a partire dal recente volume di Jacque Le Goff “A la recherche du temps sacré. Jacques de Voragine et la Légende dorée” (Paris, Perrin, 2011), il titolo della cui edizione italiana (“Il tempo sacro dell’uomo. La ‘Legenda aurea’ di Jacopo da Varazze”, Roma-Bari, Laterza, 2012) non rende giustizia alla sfumatura “proustiana” di quello francese. Il ché non vuole certo indicare che la sua lettura è da considerarsi “tempo perduto”: senza conoscere la “Legenda aurea” non è nemmeno lontanamente possibile immaginare di poter apprezzare i molti episodi di vite di santi effigiati nelle nostre chiese dagli artisti tre-quattrocenteschi che ad essa si sono ispirati. E’ dunque nostro compito adoperarci per riscoprire questo testo, e va dato atto a Sandra Isetta d’essersi impegnata in questo senso. La nostra cara Europa – Europa di santi e mercanti, di viaggi e pellegrinaggi, di cattedrali e porziuncole – ci parrà un po’ meno sconosciuta.

Antonio Musarra

8 dicembre 2012

Anno 2012-2013

lettera completa

8 dicembre 2004 – 8 dicembre 2012
Il Concerto per l’Immacolata scandisce quest’anno l’ottavo anniversario della riapertura dell’Oratorio, e consolida un cammino di sempre nuova riscoperta della fonte di ogni bellezza e verità.
Quest’anno – come riportato nella sintesi allegata – ha visto l’ulteriore consolidamento di rassegne ormai classiche, e ha avuto il suo apice nel ciclo di conferenze dei Sermones, “conversazioni su fede, attualità e cultura”. I Sermones, che fanno parte del nostro contributo al dibattito culturale cittadino e si integrano nel Progetto Culturale promosso dalla Chiesa Italiana, hanno visto quest’anno la presenza di un nutrito pubblico che ha confermato l’importanza ed oserei dire, l’urgenza, del tema da noi scelto: il Vangelo a Genova, storie di Fede. In consonanza con l’anno della fede proposto dal Santo Padre Benedetto XVI e tenendoci lontani dalla semplice agiografia ci siamo confrontati apertamente con con la vita e l’esperienza di chi, prima di noi, ha incontrato e vissuto, incarnandolo nella propria vita, quel Mistero profondo che per noi cristiani ha il volto di un Padre ed il calore di un abbraccio materno.
Accanto al lavoro per le tante manifestazioni, organizzate e ospitate, e per assicurare la disponibilità dell’Oratorio per le visite, c’è poi stata l’attività di solidarietà. In collaborazione sempre più stretta con il Banco Alimentare, anche grazie al prezioso aiuto dei giovani del nostro Oratorio, abbiamo continuato a seguire alcune famiglie in difficoltà; oltre al nostro appoggio ai Padri Filippini per la loro opera, abbiamo collaborato con alcune iniziative di beneficenza di raccolta fondi, e promosso altre in prima persona.
Rinnoviamo inoltre l’invito a visitare il nostro sito Internet, (www.oratorium.genova.it) che è in costante crescita ed è sempre più ricco di documenti, anche audio e video, che testimoniano il nostro cammino ed offrono anche la possibilità a chi non fosse potuto essere presente di assistere agli eventi più significativi da noi realizzati.
Tutto ciò vi scriviamo per dare conto del nostro lavoro e insieme ringraziare quanti ci hanno accompagnato nei mesi trascorsi con la loro simpatia e il loro aiuto! In particolare, vogliamo rendere pubblico il ringraziamento ai volontari, agli artisti ed a tutti gli ospiti che hanno accettato i nostri inviti (in particolare a S. E. R. Mons. Palletti Vescovo di la Spezia, al coro Musica Nova, ai Maestri Faveto e Lizzio, ai fratelli Falabrino e all’Ensemble Ligurian Sea, a Padre Gabriele Ambu O.f.m. Cap, alla Prof.ssa Maria Stella Rollandi, alla Prof.ssa Sandra Isetta, al Dott. Davide Gandini).
La nostra Associazione e le attività che promuoviamo si reggono soprattutto sul volontariato e pertanto facciamo appello alla vostra generosità per chiedere il vostro sostegno economico: le opere di solidarietà, come pure le tante manifestazioni (sempre a ingresso gratuito…) sono rese possibili dagli aiuti che riceviamo.
VI invitiamo ad utilizzare un bollettino di CCP (n° 75957357, intestato a “Associazione Oratorium”, con causale “donazione liberale a Oratorium onlus”), ricordando che queste erogazioni
liberali sono fiscalmente deducibili/detraibili.
C’è poi la possibilità di destinare il 5×1000 attraverso la preferenza che – senza alcun onere aggiuntivo – potrete esprimere sulla dichiarazione dei redditi indicando il nostro codice fiscale
(95080820103).
La vostra generosità ci permetterà di continuare sempre meglio nella nostra opera.
Con i nostri auguri di buon Natale e felice Anno Nuovo!

Autunno in Oratorio VIII Edizione – Concerto per l’Immacolata

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

sabato 8 dicembre 2012

coro Musica Nova
Massimo Vivaldi, direzione
Chiara Longobardi, soprano

locandina

scheda concerto

Concerto per l’Immacolata

Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Cantata “Ich bin vergnügt mit meinem Glücke” BWV84
per soprano, coro, oboe, archi e continuo
Aria, recitativo, aria, recitativo, corale

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Messa KV49
per coro, archi e continuo
Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei

Anton Bruckner (1824-1896)
Locus iste
Mottetto per coro a 4 voci miste

Francis Poulenc (1899-1963)
Salve Regina
Mottetto per coro a 4 voci miste

Giuseppe Mario Faveto (1951)
Impletum est tempus
Cantata per l’Avvento e il Natale, per coro e archi

Il Coro Musica Nova dal 1987 ha tenuto – con il suo direttore Giuseppe Mario Faveto – oltre un centinaio di concerti, tra cui quelli monografici sull’opera profana di Lasso, Palestrina e Orazio Vecchi, quest’ultimo realizzato nel giugno del 2000 in collaborazione con la Biblioteca Berio e inciso in compact disc). Nel 1994 a Venezia e nel 1995 a Pisa è stato rappresentante di Genova alle manifestazioni per le regate delle Repubbliche Marinare. Nel 2002 è stato rappresentante ligure del 2° Festival Interregionale Ottobrate Corali Messinesi 2002. Nel 2003 è stato ospite di Tuningen (Germania) in occasione delle manifestazioni per il gemellaggio con Camogli. Nel 2004 ha partecipato al Concerto di inaugurazione per la riapertura dell’Oratorio di San Filippo. Nel 2005 ha eseguito in prima assoluta la cantata “Muri di Cenere” del M° Cecconi – poi replicato l’anno dopo a Palazzo Ducale – e ha partecipato alla rassegna “Cantincorte ” nel Castello di Spezzano (MO). Nel 2006 l’incisione per la rivista di Suono Sonda del brano “La notte lava la mente”, composto dal M° Faveto su una poesia di M. Luzi. Nel 2008 per il 150° di G.Puccini, il coro ha eseguito, a Genova e Reggio Emillia, la Messa di Gloria. Nel 2011, infine, il concerto “Musica a Convivio” nella Sala delle Grida del Palazzo della Borsa di Genova, nell’ambito delle manifestazioni “Mario Porcile: 90 anni per la danza”.
Soprani Gianfranca Angeloni, Anna Silvia Castiglione, Emanuela Delrio, Chiara Longobardi, Monica Galletti Contralti Irene Bartolini, Luciana Canforato, Olga Giuriato, Anna Maria Saponaro, Anna Veschi
Tenori Leonardo Cavagnoli, Roberto Carbone, Francesco Catti, Fabio Omma, Diego Russo Bassi Marco Porsia, Massimo Privitera, Paolo Risso
Violini Mariana Rusnac (spalla), Michela Cambrea, Angelo D’Amico, Chiara Noera, Paola Rossi Viole Simona Merlano, Massimo Vivaldi
Violoncello Nadia Lantero Contrabbasso Piero Ferrari
Oboe solista Gianluigi Pistis
Organo Roberto Lizzio.

Massimo Vivaldi conseguito il diploma di violino, si è successivamente dedicato allo studio della musica rinascimentale e barocca secondo la prassi esecutiva filologica con strumenti originali, intraprendendo  un’intensa attività concertistica in qualità di violinista e violista, in Italia e all’estero. Ha partecipato a concerti e festival con prestigiosi gruppi orchestrali e da camera (I Cameristi di Genova, l’Accademia del Chiostro, Modo Antiquo, Il Concento ecclesiastico, Cappella Musicale di Graz ecc.). Vanta inoltre al suo attivo varie incisioni con importanti case discografiche italiane e straniere (Bongiovanni, Tactus, Arion, Dynamic, Cantus ecc.) come violinista, violista e tenor-violista. Dedicatosi successivamente anche allo studio del canto, ha partecipato a vari concerti come solista (Te Deum di M.A. Charpentier, Oratorio della Settimana Santa di L. Rossi) e come corista con prestigiosi cori (fra cui la Corale R. Maghini di Torino nell’ambito della stagione sinfonica 2001/2002 dell’Orchestra della RAI di Torino). Ha diretto in diverse occasioni complessi da camera, con esecuzione di brani di repertorio dal Barocco al XX secolo.

Autunno in Oratorio VIII Edizione – San Luigi Orione

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

locandina

sabato 1 dicembre ore 16.45
san Luigi Orione
dott. Davide Gandini,  segretario generale del Piccolo Cottolengo di Don Orione

Audio Completo:

In don Luigi Orione è evidente come la santità – e come potrebbe essere diversamente del resto – sia l’incontro di due libertà, quella della persona umana e quella della Grazia di Dio. Non è un progetto umanitario, filantropico o sociale quello che don Orione persegue, non è un progetto per nulla, punto e basta. Se proprio di progetto si tratta, è il progetto di Dio, a cui don Orione ha risposto. E ne era consapevole, tanto che è lui stesso a dire che il fine della Congregazione da lui fondata è il fine stesso che ha nel mondo la Divina Provvidenza.

Davide Gandini insegna discipline giuridiche ed economiche all’Istituto “Francesco Maria Giancardi” di Alassio e al Liceo delle Scienze Umane “Redemptoris Mater” di Albenga. È segretario generale del Piccolo Cottolengo genovese di don Orione. È priore del Capitolo ligure della Confraternita di Santiago di Compostela di Perugia. È sposato e padre. Ha scritto una biografia di don Giovanni Calabria e due libri sul pellegrinaggio a piedi a Santiago di Compostela.

Articolo De “Il Cittadino”

Don Orione: una porta aperta ad ogni dolore

Che l’indole dei Genovesi sia, per così dire, “parsimoniosa”, è risaputo. Che però dietro il velo d’avarizia che (dicono) li rivesta si nasconda un cuore grande è ampiamente dimostrato. San Luigi Orione, ad esempio, non lesinava complimenti nei loro confronti: “Ho girato tanto per l’Italia, ma non ho trovato, e lo dico non per interesse, non
per farvi insuperbire, non ho trovato un cuore così largo e generoso come il genovese”. Sabato 1 dicembre, nel corso del terzo incontro del ciclo “Sermones 2012. Il Vangelo a Genova: storie di Fede”, tenutosi presso l’Oratorio di San Filippo Neri in via Lomellini, Genova ha nuovamente reso omaggio a San Luigi Orione. Ad introdurre la serata – allietata da musiche di don Lorenzo Perosi, amico del Santo, eseguite dai Soli della Cappella Musicale Filippina, accompagnati all’armonium dal Maestro Roberto Lizzio –, Padre Mauro De Gioia, il quale ha ricordato i molti legami tra il Santo e la Congregazione dell’Oratorio. La relazione, affidata a Davide Gandini, docente di discipline
giuridiche ed economiche presso l’Istituto “Francesco Maria Giancardi” di Alassio e il Liceo delle Scienze Umane “Redemptoris Mater” di Albenga e segretario generale del Piccolo Cottolengo genovese di Don Orione, ha preso le mosse dalla vicenda biografica del Santo, caratterizzata dall’impegno a dare “risposta ad ogni dolore”, e dal desiderio “di imitare Cristo abbracciando tutto il dolore del mondo”.

Luigi Orione nasce a Pontecurone (Tortona) il 23 giugno 1872. A soli 13 anni entra nel convento francescano di Voghera (Pavia). Una polmonite lo costringe però a ritornare a casa, circostanza che gli permette di conoscere San Giovanni Bosco (dall’ottobre 1886 all’agosto 1889 è allievo dell’Oratorio di Valdocco a Torino) e le opere di San
Giuseppe Benedetto Cottolengo. Entrato nel Seminario di Tortona, nel 1892 fonda un Oratorio e un Collegio per curare l’educazione cristiana dei ragazzi. A soli vent’anni scrive: “Vi è un supremo bisogno ed un supremo rimedio per rimarginare le piaghe di questa povera patria, così bella e così infelice! Impossessarsi del cuore e dell’affetto del popolo ed illuminare la gioventù: ed effondere in tutti la grande idea della redenzione cattolica col Papa e pel Papa. Anime! Anime!”. Ordinato sacerdote nel 1895 dedica tutto sé stesso ai giovani: ne è segno l’apertura di nuove case a Mornico Losana (Pavia), a Noto in Sicilia, a Sanremo e a Roma, primo nucleo di quella che sarà la Piccola Opera della Divina Provvidenza, Congregazione riconosciuta canonicamente nel 1903, volta a “collaborare per portare i piccoli, i poveri e il popolo alla Chiesa e al Papa, mediante le opere di carità”. Al centro dell’Opera – afferma Gandini –, “v’è il desiderio di ‘instaurare omnia in Christo’, di illuminare e santificare le anime, di evangelizzare i poveri, i piccoli e gli afflitti da ogni male e dolore”.

Don Orione è animato da un grande amore per la Chiesa e per i suoi pastori. Nel corso della sua vita godrà della stima personale di papi e cardinali, e si adopererà per sanare le ferite interne alla Chiesa. La sua passione per il prossimo è sovrabbondante. Avuta notizia del terremoto di Messina del dicembre 1908, che lascia tra le macerie
90.000 morti, accorre in città facendosi promotore della sua ricostruzione civile e religiosa, sino ad essere nominato da papa Pio X Vicario Generale della diocesi. Lasciata l’isola, si dedica allo sviluppo della Congregazione. Egli non vuole legare l’Opera alla sua figura, né a formule e costrizioni capaci di “inceppare lo slancio dello Spirito e le
possibilità di adattamento”. Il suo programma è semplice: “Sono nuovi i tempi? Via i timori, non esitiamo; muoviamo alla loro conquista con ardente e intenso spirito di apostolato, di sana, intelligente modernità. Gettiamoci alle nuove forme, ai nuovi metodi di azione religiosa e sociale, sotto la guida dei Vescovi, con fede ferma, ma con criteri
e spirito largo”. E’ accusato tuttavia di far crescere l’Opera in maniera disordinata, senza un preciso programma. “In realtà – ha affermato Gandini – il Santo Disordine orionino deriva dal desiderio di non chiudere la porta a nessun dolore. Egli non ha progetti sull’Opera, vuole solo abbandonarsi al progetto di Dio. Non sa quale sarà la configurazione dell’Opera in futuro; anzi teme lo specializzarsi, vuole che l’Opera si modifichi di continuo; vuole che la Congregazione sia in continuo movimento e adattamento perché è così che opera la Provvidenza nella Storia”. Ciò è evidente soprattutto nel corso della prima guerra mondiale. Don Orione percorre l’Italia per sostenere attività
caritative, aiutare spiritualmente e materialmente persone d’ogni ceto, suscitare e coltivare vocazioni sacerdotali e religiose. Risale a quegli anni la fondazione del ramo femminile della Congregazione: le Piccole Suore Missionarie della Carità. Nel 1927 si aggiunge anche un ramo contemplativo: le Suore Sacramentine non vedenti adoratrici e le Contemplative di Gesù Crocifisso. Coinvolge pure i laici, dando impulso alle associazioni delle Dame della Divina Provvidenza, degli Ex Allievi e degli Amici, da cui deriveranno l’Istituto Secolare Orionino e il Movimento Laicale Orionino. Dopo la guerra la fondazione dei Piccoli Cottolengo, destinati ad accogliere i più sofferenti e bisognosi: a Genova e a Milano, ma anche a Buenos Aires, a San Paulo del Brasile e a Santiago del Cile. Il suo zelo missionario si estende all’Argentina e all’Uruguay (1921), alla Palestina (1921), alla Polonia (1923), a Rodi (1925), agli Stati Uniti (1934), all’Inghilterra (1935), all’Albania (1936). Egli stesso, nel 1921-1922 e nel 1934-1937, compie due viaggi missionari in America Latina, sino a che, ormai stanco e provato, sarà costretto a ritirarsi a Sanremo dove morirà il 12 marzo 1940. In molti ricorderanno la sua tempra e il suo sguardo compassionevole. Tra i tanti, Ignazio Silone, che lo conobbe in gioventù e che lo immortalò in un capitolo del suo “Uscita di sicurezza” (1965): “la luce dei suoi occhi aveva la bontà di chi nella vita ha pazientemente sofferto ogni sorta di triboli e perciò sa le pene più segrete”. Dichiarato beato il 26 ottobre 1980, Luigi Orione è stato canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 2004.

Antonio Musarra

Autunno in Oratorio VIII Edizione – Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

locandina

sabato 24 novembre ore 16.45
Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera
prof.ssa Maria Stella Rollandi, Università di Genova

Audio Completo:

Maria Brignole Sale (1811-1888) è figura di livello europeo, ma pure profondamente legata alla tradizione in quanto appartenente all’aristocrazia genovese. Verranno descritti i principali interventi in Italia e all’estero, che la qualificano come benefattrice generosa e munifica; si faranno considerazioni sulle scelte, per buona parte condivise con il marito, realizzate all’insegna della continuità culturale e religiosa della sua famiglia, ma connotate anche da una importante componente innovativa.

Maria Stella Rollandi, docente presso il DIEC, Dipartimento di Economia dell’Università di Genova, dove insegna Storia economica e Storia delle Relazioni economiche internazionali.
Ha svolto ricerche in vari ambiti della sua disciplina. Tra le principali si segnalano quelle relative all’evoluzione dei patrimoni dell’aristocrazia genovese in età moderna, in particolare per quanto concerne la famiglia Brignole Sale De Ferrari.
Ha studiato il rapporto fra sviluppo economico e istruzione tecnica in Italia e in Liguria nel periodo dell’industrializzazione.
Negli ultimi anni le sue indagini si sono concentrate nello studio di diversi aspetti dell’economia marittima fra Otto e Novecento.
Su questi argomenti ha pubblicato monografie, saggi su riviste e in volumi collettanei.
Articolo de “Il Cittadino”
E’ possibile vivere la realtà della fede cristiana anche se si nasce in una famiglia nobile, molto ricca e potente? O se preferite: è davvero possibile incarnare la fede in Cristo in ogni condizione di vita? Queste domande sono state sullo sfondo del secondo incontro della rassegna Autunno in Oratorio-Sermones “Il vangelo a Genova: storie di fede”, dedicato a Maria Brignole Sale, Duchessa di Galliera.
A guidare la serata la Prof.ssa Maria Stella Rollandi, Ordinario di Storia economica e di Storia delle relazioni economiche internazionali presso l’Università degli Studi di Genova. Il Sermone è stato arricchito dalle arie mozartiane cantate dalla giovanissima Mariam Saleh, accompagnata al pianoforte dal maestro Roberto Lizzio.

La presentazione della nobildonna genovese ha preso le mosse da un suo ritratto del 1827, presente nella Galleria di Palazzo Rosso (residenza originaria della sua famiglia). In questa tela la giovane Maria, allora sedicenne, tiene in mano un piccolo libro, si tratta di una preziosa Bibbia pergamenacea che successivamente lascerà in dono alla città di Genova. In questo piccolo libretto prezioso, ha sottolineato la Prof.ssa Rollandi, sono racchiusi due simboli che possono a buon diritto essere assunti come il filo rosso che accompagna la vita della Duchessa di Galliera: il prestigio, esercitato anche a livello internazionale, e la tradizione religiosa.

Per comprendere al meglio le scelte che compì nel corso della sua vita occorre delineare un breve quadro biografico. La giovane Maria si trasferisce giovanissima a Parigi, città che porterà sempre nel cuore insieme alla sua patria natia, la Repubblica di Genova. Nel 1828 torna a Genova e sposa Raffaele De Ferrari, erede di un’altra famiglia di spicco dell’aristocrazia genovese. Dal marito riceverà il titolo di Duchessa di Galliera e Principessa di Lucedio. Raffaele eredita dal padre, Andrea, una spiccata attitudine a muoversi nel mondo della finanza internazionale, decifrandone ed interpretandone al meglio le tendenze ed i futuri movimenti.

Nel 1831 la coppia ha un figlio che chiama Andrea, nel 1834 torna a Parigi e da allora effettua viaggi in tutta Europa; nel 1847 purtroppo il giovane Andrea muore di scarlattina. Maria tornerà in Italia nel 1850 in occasione della morte del padre, e nello stesso anno darà alla luce il figlio Filippo. Nel 1876 muore Raffaele, poco dopo aver portato a termine la grande donazione Galliera. Maria si spegnerà nel 1888.

Dalle date emerge che i coniugi Sale-De Ferrari attraversano un secolo intero. La Duchessa nasce in periodo napoleonico, la sua vita attraversa il Congresso di Vienna, quando Genova perde la sua autonomia, e poi i moti mazziniani, le guerre di indipendenza, l’unità d’Italia. La città Genova nel 1830 era stata colpita dal colera, grave epidemia, e in tale occasione il padre di Maria era stato autore di importanti interventi sanitari.

Maria opera a Genova ma più in generale in ambito europeo: anche nella grande Parigi di Haussmann i Sale-De Ferrari giocheranno un ruolo centrale: si muove con la capacità di interloquire con chiunque si rapporti. E’ stato osservato dagli studiosi che di fatto si comporta con la libertà e la signorilità di una sovrana.

E infatti si permette di prendere delle posizioni spesso in aperto contrasto con lo spirito dei tempi. Mentre la ciittà di Genova scivola sempre più sotto l’influenza della politica cavouriana e sabauda, la Brignole Sale non nasconde la sua aperta antipatia verso un quadro politico che ha come chiaro obiettivo la trasformazione della città in chiave commerciale ad uso e consumo del regno sabaudo. Per Maria la sua città natale non deve diventare nell’economia della futura unità italiana la “pescivendola del Regno”. Per questa ragione si opporrà, tra le altre cose al trasferimento dell’arsenale militare da Genova a La Spezia.

La sua sembra una posizione nettamente antimoderna: “Il vapore ha messo il modo alla rovescia”, affermerà in un’occasione.In realtà la figura della Duchessa è molto più complessa, a tratti contraddittoria. Si muove molto bene sulla scena internazionale, conosce l’inglese, il francese e lo spagnolo. Dimostra un’indipendenza ed una forza di carattere che la portano anche ad andare contro alcune consuetudini ben radicate nel suo tempo: così ad esempio allatterà personalmente il figlio Andrea, cosa inusitata in quel periodo per una donna del suo ceto. Opererà con grande razionalità anche negli interventi di beneficenza. Alla morte dei genitori, in accordo con la sorella decide di cessare le erogazioni benefiche “a pioggia”, e di fondare il Pio Istituto Negrone Durazzo Brignole Sale. Questo è un passaggio importante perché segna il maturare di una concezione che, quasi tornando alle radici, opera una serie di scelte a favore della città. Sarà lei stessa poi a cedere in perpetuo Palazzo Rosso, con la galleria dei quadri e la biblioteca, alla città di Genova.

Nel 1875, questa volta insieme al marito, porta a termine la donazione Galliera per un totale di 20 milioni delle lire di allora; si tratterà di un’opera di fondamentale importanza per il porto di Genova dove verranno effettuati non solo la pulizia dei fondali ma anche la creazione di un nuovo molo. Genova sarà pronta a diventare il polo del triangolo industriale grazie a questi lavori. Ma l’opera di Maria e Raffaele non si ferma qui. Creano l’Opera Pia Galliera, che prevede la costruzione di abitazioni per gli operai. Si tratta di un’opera di livello europeo; De Ferrari comprende l’importanza della questione abitativa per il futuro dell’industria e la decisione di offrire queste abitazioni ad un canone affittuario molto basso, ma non nullo, testimonia la concezione di un rapporto civile in cui c’è una visione rispettosa della dignità altrui.

Nel 1876 Raffaele muore e Maria disporrà dell’intero patrimonio; nel 1877 istituisce l’Opera Pia De Ferrari Sale. Vengono costruiti tre ospedali, il Sant’Andrea per gli adulti, il San Filippo come ospedale pediatrico, e il San Raffaele a Coronata per i malati cronici. Nel testo della fondazione si parla di costruzione e di esercizio: non sono dunque solo costruiti ma dotati pure di beni che ne consentano l’esercizio; per questa ragione per esempio vengono annesse agli Ospedali Galliera le rendite del Marchesato di Groppolo.

C’è poi da ricordare la fondazione dell’Opera Pia di Voltaggio, con un ospedale-ricovero e scuole per i bambini. Infine, lascia a Genova in legato Palazzo Bianco, finalizzandolo ad una destinazione museale, dimostrando ancora una volta una preoccupazione a tutto tondo per la sua città, consapevole che anche la cultura è una parte integrante del benessere di una comunità.

Risulta evidente che le opere di beneficenza messe in campo sono senza precedenti. Ma perché tutto ciò?

C’è nella Duchessa una volontà di fedeltà alle sue radici ed all’educazione ricevuta dalla sua famiglia, ma con una chiara volontà di coniugare tradizione e modernità.

Un suo antenato, Anton Giulio I, gesuita, aveva contribuito alla costruzione dell’Albergo dei Poveri, e questa stessa attenzione per i poveri non era mai venuta meno nella tradizione della famiglia di Maria. Tutto ciò nasceva, coerentemente, dalla profonda educazione cristiana; i principi di attenzione all’altro erano una componente intrinseca all’educazione di un aristocratico genovese, educazione che, già nel caso del padre di Maria, si concretizzava in una grande sensibilità per le esigenze concrete della vita del suo tempo.

Maria Sale non ha mai esibito la componente religiosa della sua opera, ma -coniugando tradizione e modernità – ha incarnato la sua fede nella vita. E per questo, anche se non è una figura esemplare come quella dei santi canonizzati – e la presentazione della Prof.sa Rollandi ha volutamente evitato toni agiografici e celebrativi – tuttavia ella rimane concreta manifestazione di come la fede cristiana, accolta e praticata, indirizzi le scelte concrete delle persone, anche con significative ricadute nella vita sociale del loro tempo.

Autunno in Oratorio VIII Edizione – Santa Virginia Centurione Bracelli

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

locandina

sabato 17 novembre ore 16.45
santa Virginia Centurione Bracelli
padre Gabriele Ambu, OFM Cap.
Partendo dalla vicenda biografica di S. Virginia Centurione Bracelli (1587-1651), si risalirà alla fonte segreta e ispirativa del suo amore e della sua dedizione verso i poveri della città di Genova: la contemplazione di Cristo Crocifisso. Dopo aver poi considerato la dimensione prettamente femminile dell’esperienza di fede di S. Virginia, si cercherà di coglierne alcuni elementi di originalità e di attualità per la riflessione teologica e culturale.
Gabriele Ambu, nato a Chiavari il 30/10/1976, sacerdote nell’Ordine dei Frati Cappuccini della Provincia religiosa di Genova. Attualmente ricopre gli incarichi di Superiore del Convento Santuario della SS.ma Concezione – Padre Santo e di Consigliere Provinciale.
Biologo prima di intraprendere la vita religiosa, oggi gli interessi di studio sono orientati verso la filosofia e la teologia francescane, in particolare nel dialogo con il pensiero contemporaneo.

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Articolo Cittadino
“Dire Dio al femminile: Santa Virginia Centurione Bracelli”

Qualche anno fa la studiosa Ronda Chervin, convertitasi al Cattolicesimo dopo un passato di ateismo, ha tentato di suddividere in categorie i numerosi esempi di santità femminile che costellano la storia del Cattolicesimo, elencando martiri, vergini, fondatrici di ordini e congregazioni religiose, riformatrici della Chiesa, religiose, pellegrine, madri e spose (Ronda Chervin, Donne sante: storia di duecento donne, Libreria Editrice Vaticana, 1995). Due caratteristiche paiono essere trasversali alle diverse categorie da lei individuate: una diffusa propensione alle esperienze mistiche e l’esercizio di particolari forme di carità materiale e spirituale, tratti che, talvolta, possono trovarsi congiuntamente. E’ questo il caso di quella straordinaria figura di santa genovese che fu Virginia Centurione Bracelli, la cui vicenda umana e spirituale è stata illustrata sabato 17 novembre presso l’Oratorio di San Filippo Neri, in via Lomellini, da padre Gabriele Ambu, sacerdote nell’Ordine dei Frati Cappuccini e Superiore del Convento Santuario della SS.ma Concezione – Padre Santo di Genova. L’incontro, presentato dall’avvocato Anna Maria Panfili, ha dato avvio al ciclo “Sermones. Conversazioni su fede, attualità e cultura”, promosso dall’associazione Oratorium ONLUS e dai padri della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri. La grande partecipazione di pubblico ha mostrato ancora una volta quanto la formula dei “Sermones”, inframezzati da brani musicali (in questo caso eseguiti dai Soli della Cappella Musicale Filippina, diretti dal Maestro Mario Faveto), sia efficace.

Nata a Genova il 2 aprile 1587 da Giorgio Centurione, futuro Doge, e da Lelia Spinola, membri dell’aristocrazia genovese, Virginia – “bella quanto dir si possa” – andò in sposa a soli 15 anni a Gaspare Bracelli, personaggio dedito agli eccessi, che tuttavia la giovane amò con cuore sincero. Rimasta vedova a soli vent’anni, Virginia scelse di dedicarsi ai poveri e alle fanciulle di strada, che accolse dapprima in casa propria, poi nella casa “Rifugio di Nostra Signora di Monte Calvario”, insegnando loro a leggere e scrivere e a lavorare in laboratori di filatura. Definita dai biografi “accattona folle per amore di Cristo”, capace di unire alle più alte vette dell’esperienza mistica una singolare capacità di spendersi fino in fondo per gli ultimi e i diseredati (qualità tanto più sorprendente in
un secolo caratterizzato da una forte separazione tra i bisogni della gente e gli interessi di prestigio della classe dominante), Virginia fu sempre guidata da un amore appassionato per Gesù Crocifisso. “Fu alla scuola della Croce” – ha ricordato padre Ambu – “che
Virginia apprese il valore della sofferenza e la completa dimenticanza di sé”. Il Dio di Virginia è infatti un “Dio straripante, un fiume che rompe gli argini. Così anche la sua carità fu sempre straripante”. Sino alla fine: Virginia morì a Genova il 15 dicembre 1651, dopo aver dato vita alla Congregazione delle Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario, dalla quale sarebbe derivata in seguito anche la Congregazione romana delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario.

Padre Ambu ha definito quella di Virginia – “una mistica con i calli nelle mani e sulle ginocchia, per il duro lavoro e per le molte ore trascorse in preghiera” – un’“esperienza di santità periferica”: Virginia scelse infatti di vivere “alla periferia della vita e della città, proprio come Gesù, morto dimenticato al di fuori delle mura di Gerusalemme”. Il suo chiostro fu la città intera. E proprio l’intera città, quella dei palazzi e del lusso ma anche quella dei bassifondi e delle bettole, la tenne sin da subito in concetto di santità, fama che si accrebbe allorché il 20 settembre 1801 la sua salma fu ritrovata intatta. Virginia, proclamata beata da papa Giovanni Paolo II a Genova il 22 settembre 1985, è stata canonizzata a Roma il 18 maggio 2003. Il suo corpo incorrotto è conservato nella cappella del convento delle Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario a Genova.

La rassegna “Sermones” proseguirà sabato 24 novembre alle ore 16,45 presso l’Oratorio di San Filippo. La prof.ssa Maria Stella Rollandi, docente di Storia economica e di Storia delle Relazioni economiche internazionali presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Genova, tratterà della figura di Maria Brignole Sale de Ferrari, Duchessa di Galliera (1811-1888), benefattrice generosa e munifica che tanto ha fatto per la nostra città di Genova.

Antonio Musarra

Autunno in Oratorio VIII Edizione

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

invito

manifesto inaugurale

Autunno in Oratorio  VIII edizione
“Il Vangelo a Genova, storie di fede”

Ritornano i “Sermones” all’Oratorio di san Filippo

E’ solo alla luce di una Speranza affidabile che diventa possibile “affrontare il nostro presente”, ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI nella lettera enciclica Spe salvi. E’ allora cosa di primaria importanza, all’inizio dell’anno della Fede, guardare a chi prima di noi ha vissuto ed incarnato nella propria vita l’incontro con la Grazia.

L’incontro con l’oggi diviene una possibilità di senso ed una promessa di significato solo se nel nostro cammino si dischiudono i segni visibili di un evento che non fa parte di un passato da ricordare con nostalgia ma di una realtà che accade nel presente.

Occorre perciò chiedersi su quali orme porremo i nostri passi nel cammino verso il futuro. Come bambini che si affidano ad un papà o ad una mamma che sono per loro fonte di una chiara promessa circa il significato della vita, dobbiamo chiederci chi vogliamo seguire.

Sotto questa prospettiva diventa allora un viaggio interessante andare a vedere (proprio come accadde ai primi discepoli che andarono e videro dove abitava) come affrontarono le sfide del loro oggi coloro che ci hanno preceduto nel vivere il dono della Fede in questa nostra città di Genova.

Ecco dunque la ragione profonda che ispira, nell’ambito di “Autunno in Oratorio”, la stagione 2012 dei “Sermones” dal significativo titolo “Il Vangelo a Genova, storie di fede”.

La prolusione inaugurale è prevista venerdì 26 ottobre alle 18.15 nella sala dell’Oratorio di san Filippo in via Lomellini e sarà tenuta da S.E.R. Mons. Luigi Palletti, Vescovo ausiliare della nostra Arcidiocesi.

I quattro incontri seguenti – che si terranno il sabato alle 16.45 – presenteranno quattro persone che hanno incarnato la straordinarietà dell’irrompere della novità del Vangelo nella nostra città.

Si comincerà il 10 novembre quando la Prof.ssa Sandra Isetta, dell’Università degli Studi di Genova, illustrerà la figura del Beato Jacopo da Varagine, l’autore della “Leggenda aurea”, uno dei best-seller del Medio
Evo. Sabato 17 seguirà Santa Virginia Centurione Bracelli, introdotta da Padre Gabriele Ambu O.F.M. Cap; il 24 novembre la Prof.ssa Maria Stella Rollandi, dell’Università degli Studi di Genova, ci parlerà della poliedrica figura della  Duchessa di Galliera, Maria Brignole Sale De Ferrari; ed infine il 1° dicembre Davide Gandini, segretario generale del Piccolo Cottolengo Don Orione, ci accompagnerà in una conoscenza
più approfondita di San Luigi Orione, che fece di Genova uno dei capisaldi della sua monumentale opera di carità.

Oltre i “Sermones”, la rassegna “Autunno in Oratorio” prevede anche due concerti.

Il 1° novembre, giorno di Tutti i Santi, alle 16.45, il tradizionale concerto di inaugurazione delle attività oratoriane: un ascolto di soul and blues anche quest’anno offerto dal Ligurian Sea, in collaborazione con ENTEL-MCL.

L’8 dicembre concluderà la rassegna il concerto per l’Immacolata, offerto dal coro Musica Nova sotto la direzione del Maestro Mario Faveto.

San Filippo Neri era solito dire che “se havesse avuto diece persone veramente staccate e che non volessero altro che Christo, gli bastava l’animo di convertir tutto il mondo”, richiamandoci a lui desideriamo rinnovare costantemente le ragioni della nostra Speranza che, lungi dall’essere un rifugio ed una fuga dal mondo, sono l’unica strada che rende la vita umana una straordinaria avventura che punta dritto,
come ci ricorda Dante, verso “l’Amor che move il sole e l’altre stelle”.

Fabio Campinoti

 

venerdì 26 ottobre ore 18.15
Prolusione inaugurale
S.Ecc. Mons. Luigi Palletti
Vescovo Ausiliare

giovedì 1° novembre ore 16.45
Concerto per Tutti i Santi
Ligurian Sea – soul & blues
in collaborazione con ENTEL/MCL

sabato 10 novembre ore 16.45
il beato Jacopo da Varagine
prof.ssa Sandra Isetta, Università di Genova

sabato 17 novembre ore 16.45
santa Virginia Centurione Bracelli
padre Gabriele Ambu, OFM Cap.

sabato 24 novembre ore 16.45
Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera
prof.ssa Maria Stella Rollandi, Università di Genova

sabato 1 dicembre ore 16.45
san Luigi Orione
dott. Davide Gandini,  segretario generale del Piccolo Cottolengo di Don Orione

sabato 8 dicembre ore 16.45
Concerto per l’Immacolata
coro Musica Nova, direttore Mario Faveto

Autunno in Oratorio VIII Edizione – Prolusione inaugurale

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

venerdì 26 ottobre ore 18.15

Prolusione inaugurale
S.Ecc. Mons. Luigi Palletti
Vescovo Ausiliare

Audio Completo:

Articolo del cittadino

Come riscoprire l’essenza del cristianesimo all’inizio dell’anno della fede? Con questo interrogativo ha avuto inizio la Prolusione dei Sermones 2012 presso l’Oratorio di San Filippo Neri.
Padre Mauro De Gioia, dopo aver porto ai presenti i saluti del Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando e del Padre Visitatore Felix Selden, ha ringraziato vivamente S.E.R. Mons. Luigi Ernesto Palletti, Vescovo eletto di La Spezia, per la gentile disponibilità offerta all’Oratorio.
La conversazione, secondo il consueto stile oratoriano dei Sermones, è stata subito connotata da un confronto aperto e sereno con l’interrogativo posto dallo stesso Santo Padre Benedetto XVI nel documento “Porta Fidei”.
Spesso infatti i cristiani si lasciano prendere dalle varie attività della vita secolare fino a dimenticarsi dell’essenza stessa del cristianesimo.
Il centro della vita cristiana è la persona di Cristo Signore, occorre però  domandarsi con la massima sincerità che cosa voglia dire, per noi, questa centralità.
Se i Santi sono coloro che hanno vissuto una vita compiuta e bella proprio grazie all’incontro concreto con Cristo nella loro vita quotidiana, diventa allora decisivo il nostro guardare a loro per non perdere di vista il fatto che anche la nostra esistenza si deve compiere attraverso questo personalissimo incontro.
Per senso di concretezza sono state privilegiate persone che hanno operato a Genova, in uno spirito di servizio e dialogo anche con i non credenti, al fine di favorire la conoscenza di un cristianesimo che ha circolato, e circola, attraverso le mani ed i volti di coloro che hanno calcato le strade della nostra città. Il dialogo può avvenire infatti solo a partire da una conoscenza ben fondata dell’identità dell’altro, incontrata nella realtà dei fatti e non sulla base di voci e mezze verità.
Mons. Palletti ha quindi presentato un solido ritratto di Ettore Vernazza, del quale ha curato in passato l’inizio della causa di canonizzazione.
Quella offerta da Sua Eccellenza è stata una rilettura del modo in cui, nella vita del Vernazza, la santità si è coniugata con una fruizione del mondo che ha fatto della propria professionalità secolare l’occasione per incarnare il Vangelo nel mondo, evitando accuratamente ogni logica dualista.
Ettore Vernazza fu un uomo del suo tempo, pienamente inserito nei fermenti culturali, spirituali ed economici che animavano la vita degli stati italiani tra la fine del 1400 e la prima metà del 1500.
Tuttavia egli riuscì ad operare nel mondo senza mai abbandonare quell’atteggiamento interiore di povertà che consiste nell’avere come se non si avesse e che lo portò a vivere la propria esistenza ed il proprio agire sempre più come un’incarnazione dentro la realtà.
Egli coniugò felicemente in se stesso tre aspetti complementari e fondamentali della vita cristiana, in lui infatti la spiritualità (un intenso rapporto con Dio) e l’uso della ragione erano al servizio di un’ardente opera di carità, che prese la forma di progetti, anche finanziari, volti a rendere presente e operante l’azione salvifica di Cristo nella realtà storica del suo tempo.
Si tratta quindi di un agire dentro la storia. Una vocazione alla secolarità che lo portò a concretizzare nelle opere ciò che viveva dentro di se. Tutto ciò si realizzò nella fondazione e ricostruzione degli Ospitali per gli incurabili (i malati di sifilide, realtà nuova per l’epoca). A Genova, tra le altre cose, nella
rifondazione della Compagnia del Mandilletto e nella realizzazione del Lazzaretto in occasione dell’epidemia di peste che colpì la città, all’interno della quale, proprio curando gli appestati, si ammalò e morì venendo infine gettato in una fossa comune.
Uomo sposato conduceva una vita che oggi chiameremmo in carriera, ma tutto ciò era messo al servizio di Cristo. Questo lo rese sensibile non solo ai bisogni materiali dei fratelli ma anche a quelli spirituali e culturali. Eccolo dunque fra i promotori della fondazione dell’Università di Genova, come pure attivo nell’istituire delle strutture per ragazze sole e che conducevano una vita a rischio.
Vernazza non ebbe remore ad usare il mondo stesso della finanza, permeando gli strumenti finanziari di un liberante spirito evangelico, al fine di creare un fondo che strutturò in modo tale che potesse rimanere al servizio dei più deboli.
Un umanesimo cristiano dunque ed una spiritualità non segnata dal dualismo, ma capace di guardare al fondo di bene presente in ogni opera creata anche dall’intelletto umano.
Stiamo parlando qui di un’azione nel mondo con le strutture del mondo, non contro dunque ma dentro.
Con questo bellissimo ritratto a tutto tondo di Ettore Vernazza, Mons. Palletti ci ha dunque introdotto nel modo migliore nella nuova stagione dei Sermones, che vedrà il prossimo appuntamento, il 10 novembre alle ore 16.45, incentrarsi sul Beato Jacopo da Varagine: lo presenterà la Prof.ssa
Sandra Isetta, docente di Letteratura Cristiana Antica e di Filologia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Genova.