Autunno in Oratorio VIII Edizione – Il beato Jacopo da Varagine

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

sabato 15 dicembre ore 16.45
il beato Jacopo da Varagine
prof.ssa Sandra Isetta, Università di Genova
 
Jacopo da Varazze (Varazze, 1228 circa), ancora adolescente entrato nel convento domenicano di Genova, ora Santa Maria di Castello, fece una rapida e veloce carriera: prima come priore della provincia della Lombardia e poi come sostituto temporaneo del maestro generale dell’ordine. Fu infine arcivescovo di Genova,  fino alla morte (1292-1298).
E’ stato un genovese innamorato della sua città, sia in ambito ecclesiastico, con la riorganizzazione legislativa del clero, sia in ambito civico, dove si spese per mediare tra i partiti guelfo e ghibellino. Alla sua città dedica la Chronica civitatis Ianuensis.
La sua notorietà è legata alla Legenda aurea, che raccoglie 153 vite di Santi disposte nei tempi liturgici della Chiesa, in una visione globale e escatologica del cammino dell’umanità verso Dio. La storia, per Jacopo, è scandita e sacralizzata dall’azione dei Santi.
 
Sandra Isetta è professore associato di Letteratura cristiana antica presso il D.Ar.Fi.Cl.e.T., “Dipartimento Francesco Della Corte” dell’Università di Genova, dove da più di un ventennio insegna e svolge attività di ricerca nell’ambito della cultura cristiana antica.Fa parte della giunta della CULCA (Consulta di Letteratura cristiana antica), di cui è stata segretaria ed ora tesoriere; è membro dell’AISSCA (Associazione Italiana per lo Studio dei Culti e dell’Agiografia) e del GIROTA (Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina) e segretaria dell’AST (Associazione di Studi Tardoantichi) genovese. E’ responsabile locale di progetti di ricerca nazionale (Prin) e di Ateneo e componente di progetti internazionali di ricerca CNR. Ha pubblicato articoli, saggi, volumi e curatele e ha organizzato incontri, seminari e convegni su argomenti pertinenti le sue principali linee di ricerca: Poesia cristiana nei secc. IV e V; La donna nel cristianesimo antico; Agiografia; Storia e forme dell’ascetismo; Storiografia cristiana; La letteratura cristiana antica e la formazione culturale europea, inaugurando la serie di convegni interdisciplinari (Iconografia, Musica, Teatro e Cinema), “Letteratura cristiana e Letterature europee”, con relativa pubblicazione di Atti (EDB).
Articolo de “Il Cittadino”

Jacopo da Varagine e le radici  d’Europa

In tempi come i nostri, in cui l’Europa fatica a dare ragione di sé, credo sia utile tirare fuori dal cassetto il mai vetusto tema delle radici, non tanto per crogiolarsi nella nostalgia di ciò che “avremmo potuto essere” ma per rifondare su basi più solide ciò che “potremmo (e dovremmo) tornare ad essere”. Un modo relativamente semplice per farlo è individuare quei dieci o venti libri che stanno alla base del nostro sentire europeo. Tra questi, la “Legenda aurea”, straordinaria raccolta di vite di santi composta dal domenicano genovese Jacopo da Varagine nella seconda metà del XIII secolo, occupa senza dubbio un posto di riguardo.

Di questo pilastro della nostra cultura – siamo di fronte ad un autentico  “bestseller” del tardo Medioevo: il numero degli esemplari manoscritti in cui ci è giunto, comprese le traduzioni nei principali vernacoli italiani ed europei, è infatti secondo soltanto alla Bibbia – ha dato conto sabato 15 dicembre, presso l’Oratorio di San Filippo Neri, la prof. ssa Sandra Isetta, docente di Letteratura cristiana antica presso l’Università degli Studi di Genova, nell’ambito della rassegna “Sermones 2012. Il Vangelo a Genova: storie di Fede” (che conclude il suo ciclo annuale dando appuntamento all’anno prossimo). Giovandosi della voce dell’attore Pietro Fabbri, che ha letto alcuni brani dell’opera, della ricchezza del canto gregoriano, che ha fatto da cornice all’intervento, nonché dell’immeritata presenza del sottoscritto nelle vesti di moderatore, la relatrice ha illustrato le vicende della vita di Jacopo e i molti segreti della sua opera più nota.

Che fosse di Varazze, non è certo. Anzi, è stata ampiamente dimostrata la presenza a Genova di una famiglia proveniente dalla Riviera che aveva ormai adottato la specificazione “da Varagine” in senso cognominale. Jacopo, dunque, nacque probabilmente a Genova tra il 1228 e il 1229. Nel 1244, ancora adolescente, entrò nel convento di San Domenico, demolito due secoli fa per dare posto al teatro Carlo Felice, indossando l’abito bianco e nero del grande canonico di Osma. Da buon genovese – e sappiamo quanto i Genovesi fossero allora “per il mondo destexi” – trascorse poco tempo nella sua città: nel 1267 gli fu affidato l’ufficio di priore della provincia domenicana di Lombardia, carica di assoluto prestigio che mantenne per circa un decennio e poi ancora tra il 1281 e il 1286, e che lo costrinse a lunghi viaggi tra l’Italia settentrionale, l’Emilia e il Piceno. Tra il 1283 e il 1285 esercitò anche le funzioni di reggente dell’Ordine dopo la morte di Giovanni da Vercelli. Nel 1292, per volere di papa Niccolò IV, fu infine elevato alla cattedra arcivescovile genovese, che resse sino alla morte, avvenuta il 13 o 14 luglio 1298.

La “Legenda aurea” – ha sottolineato la prof. ssa Isetta – può considerarsi una vera e propria “summa de tempore”, pari a quella di Tommaso d’Aquino (suo contemporaneo). Essa costituisce una meditazione non tanto sul tempo cronologico ma su quello del rapporto tra Dio e l’uomo. Jacopo suddivide le biografie dei santi lungo l’anno liturgico, unendo pertanto il “santorale” al “temporale”, dando in un certo senso avvio al moderno calendario. Anche se, beninteso, non siamo affatto di fronte a un calendario in quanto tale; tantomeno ad un catalogo agiografico. Grande attenzione è infatti posta alla dimensione escatologica. L’autore divide l’intera storia umana in quattro epoche: il tempo della deviazione, da Adamo a Mosé; il tempo del rinnovamento, da Mosé alla nascita di Cristo; il tempo della riconciliazione, da Pasqua a Pentecoste; il tempo della peregrinazione, quello della vita presente, “nel quale siamo come pellegrini in battaglia”. Il suo intento è quello di mostrare il modo in cui il Cristianesimo, attraverso i suoi santi, le sue feste e le sue solennità, ha saputo strutturare e sacralizzare il tempo della vita umana.

Un’opera elaborata, dunque. Certamente non un lavoro di critica storica, come avrebbero voluto i gesuiti bollandisti, studiosi delle biografie santorali, i quali in età moderna la condannarono senz’appello come “leggenda non d’oro, bensì di piombo”. Oggi è in atto un’autentica rivalutazione, a partire dal recente volume di Jacque Le Goff “A la recherche du temps sacré. Jacques de Voragine et la Légende dorée” (Paris, Perrin, 2011), il titolo della cui edizione italiana (“Il tempo sacro dell’uomo. La ‘Legenda aurea’ di Jacopo da Varazze”, Roma-Bari, Laterza, 2012) non rende giustizia alla sfumatura “proustiana” di quello francese. Il ché non vuole certo indicare che la sua lettura è da considerarsi “tempo perduto”: senza conoscere la “Legenda aurea” non è nemmeno lontanamente possibile immaginare di poter apprezzare i molti episodi di vite di santi effigiati nelle nostre chiese dagli artisti tre-quattrocenteschi che ad essa si sono ispirati. E’ dunque nostro compito adoperarci per riscoprire questo testo, e va dato atto a Sandra Isetta d’essersi impegnata in questo senso. La nostra cara Europa – Europa di santi e mercanti, di viaggi e pellegrinaggi, di cattedrali e porziuncole – ci parrà un po’ meno sconosciuta.

Antonio Musarra

8 dicembre 2012

Anno 2012-2013

lettera completa

8 dicembre 2004 – 8 dicembre 2012
Il Concerto per l’Immacolata scandisce quest’anno l’ottavo anniversario della riapertura dell’Oratorio, e consolida un cammino di sempre nuova riscoperta della fonte di ogni bellezza e verità.
Quest’anno – come riportato nella sintesi allegata – ha visto l’ulteriore consolidamento di rassegne ormai classiche, e ha avuto il suo apice nel ciclo di conferenze dei Sermones, “conversazioni su fede, attualità e cultura”. I Sermones, che fanno parte del nostro contributo al dibattito culturale cittadino e si integrano nel Progetto Culturale promosso dalla Chiesa Italiana, hanno visto quest’anno la presenza di un nutrito pubblico che ha confermato l’importanza ed oserei dire, l’urgenza, del tema da noi scelto: il Vangelo a Genova, storie di Fede. In consonanza con l’anno della fede proposto dal Santo Padre Benedetto XVI e tenendoci lontani dalla semplice agiografia ci siamo confrontati apertamente con con la vita e l’esperienza di chi, prima di noi, ha incontrato e vissuto, incarnandolo nella propria vita, quel Mistero profondo che per noi cristiani ha il volto di un Padre ed il calore di un abbraccio materno.
Accanto al lavoro per le tante manifestazioni, organizzate e ospitate, e per assicurare la disponibilità dell’Oratorio per le visite, c’è poi stata l’attività di solidarietà. In collaborazione sempre più stretta con il Banco Alimentare, anche grazie al prezioso aiuto dei giovani del nostro Oratorio, abbiamo continuato a seguire alcune famiglie in difficoltà; oltre al nostro appoggio ai Padri Filippini per la loro opera, abbiamo collaborato con alcune iniziative di beneficenza di raccolta fondi, e promosso altre in prima persona.
Rinnoviamo inoltre l’invito a visitare il nostro sito Internet, (www.oratorium.genova.it) che è in costante crescita ed è sempre più ricco di documenti, anche audio e video, che testimoniano il nostro cammino ed offrono anche la possibilità a chi non fosse potuto essere presente di assistere agli eventi più significativi da noi realizzati.
Tutto ciò vi scriviamo per dare conto del nostro lavoro e insieme ringraziare quanti ci hanno accompagnato nei mesi trascorsi con la loro simpatia e il loro aiuto! In particolare, vogliamo rendere pubblico il ringraziamento ai volontari, agli artisti ed a tutti gli ospiti che hanno accettato i nostri inviti (in particolare a S. E. R. Mons. Palletti Vescovo di la Spezia, al coro Musica Nova, ai Maestri Faveto e Lizzio, ai fratelli Falabrino e all’Ensemble Ligurian Sea, a Padre Gabriele Ambu O.f.m. Cap, alla Prof.ssa Maria Stella Rollandi, alla Prof.ssa Sandra Isetta, al Dott. Davide Gandini).
La nostra Associazione e le attività che promuoviamo si reggono soprattutto sul volontariato e pertanto facciamo appello alla vostra generosità per chiedere il vostro sostegno economico: le opere di solidarietà, come pure le tante manifestazioni (sempre a ingresso gratuito…) sono rese possibili dagli aiuti che riceviamo.
VI invitiamo ad utilizzare un bollettino di CCP (n° 75957357, intestato a “Associazione Oratorium”, con causale “donazione liberale a Oratorium onlus”), ricordando che queste erogazioni
liberali sono fiscalmente deducibili/detraibili.
C’è poi la possibilità di destinare il 5×1000 attraverso la preferenza che – senza alcun onere aggiuntivo – potrete esprimere sulla dichiarazione dei redditi indicando il nostro codice fiscale
(95080820103).
La vostra generosità ci permetterà di continuare sempre meglio nella nostra opera.
Con i nostri auguri di buon Natale e felice Anno Nuovo!

Autunno in Oratorio VIII Edizione – Concerto per l’Immacolata

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

sabato 8 dicembre 2012

coro Musica Nova
Massimo Vivaldi, direzione
Chiara Longobardi, soprano

locandina

scheda concerto

Concerto per l’Immacolata

Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Cantata “Ich bin vergnügt mit meinem Glücke” BWV84
per soprano, coro, oboe, archi e continuo
Aria, recitativo, aria, recitativo, corale

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Messa KV49
per coro, archi e continuo
Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus Dei

Anton Bruckner (1824-1896)
Locus iste
Mottetto per coro a 4 voci miste

Francis Poulenc (1899-1963)
Salve Regina
Mottetto per coro a 4 voci miste

Giuseppe Mario Faveto (1951)
Impletum est tempus
Cantata per l’Avvento e il Natale, per coro e archi

Il Coro Musica Nova dal 1987 ha tenuto – con il suo direttore Giuseppe Mario Faveto – oltre un centinaio di concerti, tra cui quelli monografici sull’opera profana di Lasso, Palestrina e Orazio Vecchi, quest’ultimo realizzato nel giugno del 2000 in collaborazione con la Biblioteca Berio e inciso in compact disc). Nel 1994 a Venezia e nel 1995 a Pisa è stato rappresentante di Genova alle manifestazioni per le regate delle Repubbliche Marinare. Nel 2002 è stato rappresentante ligure del 2° Festival Interregionale Ottobrate Corali Messinesi 2002. Nel 2003 è stato ospite di Tuningen (Germania) in occasione delle manifestazioni per il gemellaggio con Camogli. Nel 2004 ha partecipato al Concerto di inaugurazione per la riapertura dell’Oratorio di San Filippo. Nel 2005 ha eseguito in prima assoluta la cantata “Muri di Cenere” del M° Cecconi – poi replicato l’anno dopo a Palazzo Ducale – e ha partecipato alla rassegna “Cantincorte ” nel Castello di Spezzano (MO). Nel 2006 l’incisione per la rivista di Suono Sonda del brano “La notte lava la mente”, composto dal M° Faveto su una poesia di M. Luzi. Nel 2008 per il 150° di G.Puccini, il coro ha eseguito, a Genova e Reggio Emillia, la Messa di Gloria. Nel 2011, infine, il concerto “Musica a Convivio” nella Sala delle Grida del Palazzo della Borsa di Genova, nell’ambito delle manifestazioni “Mario Porcile: 90 anni per la danza”.
Soprani Gianfranca Angeloni, Anna Silvia Castiglione, Emanuela Delrio, Chiara Longobardi, Monica Galletti Contralti Irene Bartolini, Luciana Canforato, Olga Giuriato, Anna Maria Saponaro, Anna Veschi
Tenori Leonardo Cavagnoli, Roberto Carbone, Francesco Catti, Fabio Omma, Diego Russo Bassi Marco Porsia, Massimo Privitera, Paolo Risso
Violini Mariana Rusnac (spalla), Michela Cambrea, Angelo D’Amico, Chiara Noera, Paola Rossi Viole Simona Merlano, Massimo Vivaldi
Violoncello Nadia Lantero Contrabbasso Piero Ferrari
Oboe solista Gianluigi Pistis
Organo Roberto Lizzio.

Massimo Vivaldi conseguito il diploma di violino, si è successivamente dedicato allo studio della musica rinascimentale e barocca secondo la prassi esecutiva filologica con strumenti originali, intraprendendo  un’intensa attività concertistica in qualità di violinista e violista, in Italia e all’estero. Ha partecipato a concerti e festival con prestigiosi gruppi orchestrali e da camera (I Cameristi di Genova, l’Accademia del Chiostro, Modo Antiquo, Il Concento ecclesiastico, Cappella Musicale di Graz ecc.). Vanta inoltre al suo attivo varie incisioni con importanti case discografiche italiane e straniere (Bongiovanni, Tactus, Arion, Dynamic, Cantus ecc.) come violinista, violista e tenor-violista. Dedicatosi successivamente anche allo studio del canto, ha partecipato a vari concerti come solista (Te Deum di M.A. Charpentier, Oratorio della Settimana Santa di L. Rossi) e come corista con prestigiosi cori (fra cui la Corale R. Maghini di Torino nell’ambito della stagione sinfonica 2001/2002 dell’Orchestra della RAI di Torino). Ha diretto in diverse occasioni complessi da camera, con esecuzione di brani di repertorio dal Barocco al XX secolo.

Autunno in Oratorio VIII Edizione – San Luigi Orione

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

locandina

sabato 1 dicembre ore 16.45
san Luigi Orione
dott. Davide Gandini,  segretario generale del Piccolo Cottolengo di Don Orione

Audio Completo:

In don Luigi Orione è evidente come la santità – e come potrebbe essere diversamente del resto – sia l’incontro di due libertà, quella della persona umana e quella della Grazia di Dio. Non è un progetto umanitario, filantropico o sociale quello che don Orione persegue, non è un progetto per nulla, punto e basta. Se proprio di progetto si tratta, è il progetto di Dio, a cui don Orione ha risposto. E ne era consapevole, tanto che è lui stesso a dire che il fine della Congregazione da lui fondata è il fine stesso che ha nel mondo la Divina Provvidenza.

Davide Gandini insegna discipline giuridiche ed economiche all’Istituto “Francesco Maria Giancardi” di Alassio e al Liceo delle Scienze Umane “Redemptoris Mater” di Albenga. È segretario generale del Piccolo Cottolengo genovese di don Orione. È priore del Capitolo ligure della Confraternita di Santiago di Compostela di Perugia. È sposato e padre. Ha scritto una biografia di don Giovanni Calabria e due libri sul pellegrinaggio a piedi a Santiago di Compostela.

Articolo De “Il Cittadino”

Don Orione: una porta aperta ad ogni dolore

Che l’indole dei Genovesi sia, per così dire, “parsimoniosa”, è risaputo. Che però dietro il velo d’avarizia che (dicono) li rivesta si nasconda un cuore grande è ampiamente dimostrato. San Luigi Orione, ad esempio, non lesinava complimenti nei loro confronti: “Ho girato tanto per l’Italia, ma non ho trovato, e lo dico non per interesse, non
per farvi insuperbire, non ho trovato un cuore così largo e generoso come il genovese”. Sabato 1 dicembre, nel corso del terzo incontro del ciclo “Sermones 2012. Il Vangelo a Genova: storie di Fede”, tenutosi presso l’Oratorio di San Filippo Neri in via Lomellini, Genova ha nuovamente reso omaggio a San Luigi Orione. Ad introdurre la serata – allietata da musiche di don Lorenzo Perosi, amico del Santo, eseguite dai Soli della Cappella Musicale Filippina, accompagnati all’armonium dal Maestro Roberto Lizzio –, Padre Mauro De Gioia, il quale ha ricordato i molti legami tra il Santo e la Congregazione dell’Oratorio. La relazione, affidata a Davide Gandini, docente di discipline
giuridiche ed economiche presso l’Istituto “Francesco Maria Giancardi” di Alassio e il Liceo delle Scienze Umane “Redemptoris Mater” di Albenga e segretario generale del Piccolo Cottolengo genovese di Don Orione, ha preso le mosse dalla vicenda biografica del Santo, caratterizzata dall’impegno a dare “risposta ad ogni dolore”, e dal desiderio “di imitare Cristo abbracciando tutto il dolore del mondo”.

Luigi Orione nasce a Pontecurone (Tortona) il 23 giugno 1872. A soli 13 anni entra nel convento francescano di Voghera (Pavia). Una polmonite lo costringe però a ritornare a casa, circostanza che gli permette di conoscere San Giovanni Bosco (dall’ottobre 1886 all’agosto 1889 è allievo dell’Oratorio di Valdocco a Torino) e le opere di San
Giuseppe Benedetto Cottolengo. Entrato nel Seminario di Tortona, nel 1892 fonda un Oratorio e un Collegio per curare l’educazione cristiana dei ragazzi. A soli vent’anni scrive: “Vi è un supremo bisogno ed un supremo rimedio per rimarginare le piaghe di questa povera patria, così bella e così infelice! Impossessarsi del cuore e dell’affetto del popolo ed illuminare la gioventù: ed effondere in tutti la grande idea della redenzione cattolica col Papa e pel Papa. Anime! Anime!”. Ordinato sacerdote nel 1895 dedica tutto sé stesso ai giovani: ne è segno l’apertura di nuove case a Mornico Losana (Pavia), a Noto in Sicilia, a Sanremo e a Roma, primo nucleo di quella che sarà la Piccola Opera della Divina Provvidenza, Congregazione riconosciuta canonicamente nel 1903, volta a “collaborare per portare i piccoli, i poveri e il popolo alla Chiesa e al Papa, mediante le opere di carità”. Al centro dell’Opera – afferma Gandini –, “v’è il desiderio di ‘instaurare omnia in Christo’, di illuminare e santificare le anime, di evangelizzare i poveri, i piccoli e gli afflitti da ogni male e dolore”.

Don Orione è animato da un grande amore per la Chiesa e per i suoi pastori. Nel corso della sua vita godrà della stima personale di papi e cardinali, e si adopererà per sanare le ferite interne alla Chiesa. La sua passione per il prossimo è sovrabbondante. Avuta notizia del terremoto di Messina del dicembre 1908, che lascia tra le macerie
90.000 morti, accorre in città facendosi promotore della sua ricostruzione civile e religiosa, sino ad essere nominato da papa Pio X Vicario Generale della diocesi. Lasciata l’isola, si dedica allo sviluppo della Congregazione. Egli non vuole legare l’Opera alla sua figura, né a formule e costrizioni capaci di “inceppare lo slancio dello Spirito e le
possibilità di adattamento”. Il suo programma è semplice: “Sono nuovi i tempi? Via i timori, non esitiamo; muoviamo alla loro conquista con ardente e intenso spirito di apostolato, di sana, intelligente modernità. Gettiamoci alle nuove forme, ai nuovi metodi di azione religiosa e sociale, sotto la guida dei Vescovi, con fede ferma, ma con criteri
e spirito largo”. E’ accusato tuttavia di far crescere l’Opera in maniera disordinata, senza un preciso programma. “In realtà – ha affermato Gandini – il Santo Disordine orionino deriva dal desiderio di non chiudere la porta a nessun dolore. Egli non ha progetti sull’Opera, vuole solo abbandonarsi al progetto di Dio. Non sa quale sarà la configurazione dell’Opera in futuro; anzi teme lo specializzarsi, vuole che l’Opera si modifichi di continuo; vuole che la Congregazione sia in continuo movimento e adattamento perché è così che opera la Provvidenza nella Storia”. Ciò è evidente soprattutto nel corso della prima guerra mondiale. Don Orione percorre l’Italia per sostenere attività
caritative, aiutare spiritualmente e materialmente persone d’ogni ceto, suscitare e coltivare vocazioni sacerdotali e religiose. Risale a quegli anni la fondazione del ramo femminile della Congregazione: le Piccole Suore Missionarie della Carità. Nel 1927 si aggiunge anche un ramo contemplativo: le Suore Sacramentine non vedenti adoratrici e le Contemplative di Gesù Crocifisso. Coinvolge pure i laici, dando impulso alle associazioni delle Dame della Divina Provvidenza, degli Ex Allievi e degli Amici, da cui deriveranno l’Istituto Secolare Orionino e il Movimento Laicale Orionino. Dopo la guerra la fondazione dei Piccoli Cottolengo, destinati ad accogliere i più sofferenti e bisognosi: a Genova e a Milano, ma anche a Buenos Aires, a San Paulo del Brasile e a Santiago del Cile. Il suo zelo missionario si estende all’Argentina e all’Uruguay (1921), alla Palestina (1921), alla Polonia (1923), a Rodi (1925), agli Stati Uniti (1934), all’Inghilterra (1935), all’Albania (1936). Egli stesso, nel 1921-1922 e nel 1934-1937, compie due viaggi missionari in America Latina, sino a che, ormai stanco e provato, sarà costretto a ritirarsi a Sanremo dove morirà il 12 marzo 1940. In molti ricorderanno la sua tempra e il suo sguardo compassionevole. Tra i tanti, Ignazio Silone, che lo conobbe in gioventù e che lo immortalò in un capitolo del suo “Uscita di sicurezza” (1965): “la luce dei suoi occhi aveva la bontà di chi nella vita ha pazientemente sofferto ogni sorta di triboli e perciò sa le pene più segrete”. Dichiarato beato il 26 ottobre 1980, Luigi Orione è stato canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 2004.

Antonio Musarra