Autunno in Oratorio VIII Edizione – Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

locandina

sabato 24 novembre ore 16.45
Maria Brignole Sale De Ferrari, duchessa di Galliera
prof.ssa Maria Stella Rollandi, Università di Genova

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Maria Brignole Sale (1811-1888) è figura di livello europeo, ma pure profondamente legata alla tradizione in quanto appartenente all’aristocrazia genovese. Verranno descritti i principali interventi in Italia e all’estero, che la qualificano come benefattrice generosa e munifica; si faranno considerazioni sulle scelte, per buona parte condivise con il marito, realizzate all’insegna della continuità culturale e religiosa della sua famiglia, ma connotate anche da una importante componente innovativa.

Maria Stella Rollandi, docente presso il DIEC, Dipartimento di Economia dell’Università di Genova, dove insegna Storia economica e Storia delle Relazioni economiche internazionali.
Ha svolto ricerche in vari ambiti della sua disciplina. Tra le principali si segnalano quelle relative all’evoluzione dei patrimoni dell’aristocrazia genovese in età moderna, in particolare per quanto concerne la famiglia Brignole Sale De Ferrari.
Ha studiato il rapporto fra sviluppo economico e istruzione tecnica in Italia e in Liguria nel periodo dell’industrializzazione.
Negli ultimi anni le sue indagini si sono concentrate nello studio di diversi aspetti dell’economia marittima fra Otto e Novecento.
Su questi argomenti ha pubblicato monografie, saggi su riviste e in volumi collettanei.
Articolo de “Il Cittadino”
E’ possibile vivere la realtà della fede cristiana anche se si nasce in una famiglia nobile, molto ricca e potente? O se preferite: è davvero possibile incarnare la fede in Cristo in ogni condizione di vita? Queste domande sono state sullo sfondo del secondo incontro della rassegna Autunno in Oratorio-Sermones “Il vangelo a Genova: storie di fede”, dedicato a Maria Brignole Sale, Duchessa di Galliera.
A guidare la serata la Prof.ssa Maria Stella Rollandi, Ordinario di Storia economica e di Storia delle relazioni economiche internazionali presso l’Università degli Studi di Genova. Il Sermone è stato arricchito dalle arie mozartiane cantate dalla giovanissima Mariam Saleh, accompagnata al pianoforte dal maestro Roberto Lizzio.

La presentazione della nobildonna genovese ha preso le mosse da un suo ritratto del 1827, presente nella Galleria di Palazzo Rosso (residenza originaria della sua famiglia). In questa tela la giovane Maria, allora sedicenne, tiene in mano un piccolo libro, si tratta di una preziosa Bibbia pergamenacea che successivamente lascerà in dono alla città di Genova. In questo piccolo libretto prezioso, ha sottolineato la Prof.ssa Rollandi, sono racchiusi due simboli che possono a buon diritto essere assunti come il filo rosso che accompagna la vita della Duchessa di Galliera: il prestigio, esercitato anche a livello internazionale, e la tradizione religiosa.

Per comprendere al meglio le scelte che compì nel corso della sua vita occorre delineare un breve quadro biografico. La giovane Maria si trasferisce giovanissima a Parigi, città che porterà sempre nel cuore insieme alla sua patria natia, la Repubblica di Genova. Nel 1828 torna a Genova e sposa Raffaele De Ferrari, erede di un’altra famiglia di spicco dell’aristocrazia genovese. Dal marito riceverà il titolo di Duchessa di Galliera e Principessa di Lucedio. Raffaele eredita dal padre, Andrea, una spiccata attitudine a muoversi nel mondo della finanza internazionale, decifrandone ed interpretandone al meglio le tendenze ed i futuri movimenti.

Nel 1831 la coppia ha un figlio che chiama Andrea, nel 1834 torna a Parigi e da allora effettua viaggi in tutta Europa; nel 1847 purtroppo il giovane Andrea muore di scarlattina. Maria tornerà in Italia nel 1850 in occasione della morte del padre, e nello stesso anno darà alla luce il figlio Filippo. Nel 1876 muore Raffaele, poco dopo aver portato a termine la grande donazione Galliera. Maria si spegnerà nel 1888.

Dalle date emerge che i coniugi Sale-De Ferrari attraversano un secolo intero. La Duchessa nasce in periodo napoleonico, la sua vita attraversa il Congresso di Vienna, quando Genova perde la sua autonomia, e poi i moti mazziniani, le guerre di indipendenza, l’unità d’Italia. La città Genova nel 1830 era stata colpita dal colera, grave epidemia, e in tale occasione il padre di Maria era stato autore di importanti interventi sanitari.

Maria opera a Genova ma più in generale in ambito europeo: anche nella grande Parigi di Haussmann i Sale-De Ferrari giocheranno un ruolo centrale: si muove con la capacità di interloquire con chiunque si rapporti. E’ stato osservato dagli studiosi che di fatto si comporta con la libertà e la signorilità di una sovrana.

E infatti si permette di prendere delle posizioni spesso in aperto contrasto con lo spirito dei tempi. Mentre la ciittà di Genova scivola sempre più sotto l’influenza della politica cavouriana e sabauda, la Brignole Sale non nasconde la sua aperta antipatia verso un quadro politico che ha come chiaro obiettivo la trasformazione della città in chiave commerciale ad uso e consumo del regno sabaudo. Per Maria la sua città natale non deve diventare nell’economia della futura unità italiana la “pescivendola del Regno”. Per questa ragione si opporrà, tra le altre cose al trasferimento dell’arsenale militare da Genova a La Spezia.

La sua sembra una posizione nettamente antimoderna: “Il vapore ha messo il modo alla rovescia”, affermerà in un’occasione.In realtà la figura della Duchessa è molto più complessa, a tratti contraddittoria. Si muove molto bene sulla scena internazionale, conosce l’inglese, il francese e lo spagnolo. Dimostra un’indipendenza ed una forza di carattere che la portano anche ad andare contro alcune consuetudini ben radicate nel suo tempo: così ad esempio allatterà personalmente il figlio Andrea, cosa inusitata in quel periodo per una donna del suo ceto. Opererà con grande razionalità anche negli interventi di beneficenza. Alla morte dei genitori, in accordo con la sorella decide di cessare le erogazioni benefiche “a pioggia”, e di fondare il Pio Istituto Negrone Durazzo Brignole Sale. Questo è un passaggio importante perché segna il maturare di una concezione che, quasi tornando alle radici, opera una serie di scelte a favore della città. Sarà lei stessa poi a cedere in perpetuo Palazzo Rosso, con la galleria dei quadri e la biblioteca, alla città di Genova.

Nel 1875, questa volta insieme al marito, porta a termine la donazione Galliera per un totale di 20 milioni delle lire di allora; si tratterà di un’opera di fondamentale importanza per il porto di Genova dove verranno effettuati non solo la pulizia dei fondali ma anche la creazione di un nuovo molo. Genova sarà pronta a diventare il polo del triangolo industriale grazie a questi lavori. Ma l’opera di Maria e Raffaele non si ferma qui. Creano l’Opera Pia Galliera, che prevede la costruzione di abitazioni per gli operai. Si tratta di un’opera di livello europeo; De Ferrari comprende l’importanza della questione abitativa per il futuro dell’industria e la decisione di offrire queste abitazioni ad un canone affittuario molto basso, ma non nullo, testimonia la concezione di un rapporto civile in cui c’è una visione rispettosa della dignità altrui.

Nel 1876 Raffaele muore e Maria disporrà dell’intero patrimonio; nel 1877 istituisce l’Opera Pia De Ferrari Sale. Vengono costruiti tre ospedali, il Sant’Andrea per gli adulti, il San Filippo come ospedale pediatrico, e il San Raffaele a Coronata per i malati cronici. Nel testo della fondazione si parla di costruzione e di esercizio: non sono dunque solo costruiti ma dotati pure di beni che ne consentano l’esercizio; per questa ragione per esempio vengono annesse agli Ospedali Galliera le rendite del Marchesato di Groppolo.

C’è poi da ricordare la fondazione dell’Opera Pia di Voltaggio, con un ospedale-ricovero e scuole per i bambini. Infine, lascia a Genova in legato Palazzo Bianco, finalizzandolo ad una destinazione museale, dimostrando ancora una volta una preoccupazione a tutto tondo per la sua città, consapevole che anche la cultura è una parte integrante del benessere di una comunità.

Risulta evidente che le opere di beneficenza messe in campo sono senza precedenti. Ma perché tutto ciò?

C’è nella Duchessa una volontà di fedeltà alle sue radici ed all’educazione ricevuta dalla sua famiglia, ma con una chiara volontà di coniugare tradizione e modernità.

Un suo antenato, Anton Giulio I, gesuita, aveva contribuito alla costruzione dell’Albergo dei Poveri, e questa stessa attenzione per i poveri non era mai venuta meno nella tradizione della famiglia di Maria. Tutto ciò nasceva, coerentemente, dalla profonda educazione cristiana; i principi di attenzione all’altro erano una componente intrinseca all’educazione di un aristocratico genovese, educazione che, già nel caso del padre di Maria, si concretizzava in una grande sensibilità per le esigenze concrete della vita del suo tempo.

Maria Sale non ha mai esibito la componente religiosa della sua opera, ma -coniugando tradizione e modernità – ha incarnato la sua fede nella vita. E per questo, anche se non è una figura esemplare come quella dei santi canonizzati – e la presentazione della Prof.sa Rollandi ha volutamente evitato toni agiografici e celebrativi – tuttavia ella rimane concreta manifestazione di come la fede cristiana, accolta e praticata, indirizzi le scelte concrete delle persone, anche con significative ricadute nella vita sociale del loro tempo.

Autunno in Oratorio VIII Edizione – Santa Virginia Centurione Bracelli

Anno 2012-2013
Luogo Oratorio San Filippo

locandina

sabato 17 novembre ore 16.45
santa Virginia Centurione Bracelli
padre Gabriele Ambu, OFM Cap.
Partendo dalla vicenda biografica di S. Virginia Centurione Bracelli (1587-1651), si risalirà alla fonte segreta e ispirativa del suo amore e della sua dedizione verso i poveri della città di Genova: la contemplazione di Cristo Crocifisso. Dopo aver poi considerato la dimensione prettamente femminile dell’esperienza di fede di S. Virginia, si cercherà di coglierne alcuni elementi di originalità e di attualità per la riflessione teologica e culturale.
Gabriele Ambu, nato a Chiavari il 30/10/1976, sacerdote nell’Ordine dei Frati Cappuccini della Provincia religiosa di Genova. Attualmente ricopre gli incarichi di Superiore del Convento Santuario della SS.ma Concezione – Padre Santo e di Consigliere Provinciale.
Biologo prima di intraprendere la vita religiosa, oggi gli interessi di studio sono orientati verso la filosofia e la teologia francescane, in particolare nel dialogo con il pensiero contemporaneo.

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Articolo Cittadino
“Dire Dio al femminile: Santa Virginia Centurione Bracelli”

Qualche anno fa la studiosa Ronda Chervin, convertitasi al Cattolicesimo dopo un passato di ateismo, ha tentato di suddividere in categorie i numerosi esempi di santità femminile che costellano la storia del Cattolicesimo, elencando martiri, vergini, fondatrici di ordini e congregazioni religiose, riformatrici della Chiesa, religiose, pellegrine, madri e spose (Ronda Chervin, Donne sante: storia di duecento donne, Libreria Editrice Vaticana, 1995). Due caratteristiche paiono essere trasversali alle diverse categorie da lei individuate: una diffusa propensione alle esperienze mistiche e l’esercizio di particolari forme di carità materiale e spirituale, tratti che, talvolta, possono trovarsi congiuntamente. E’ questo il caso di quella straordinaria figura di santa genovese che fu Virginia Centurione Bracelli, la cui vicenda umana e spirituale è stata illustrata sabato 17 novembre presso l’Oratorio di San Filippo Neri, in via Lomellini, da padre Gabriele Ambu, sacerdote nell’Ordine dei Frati Cappuccini e Superiore del Convento Santuario della SS.ma Concezione – Padre Santo di Genova. L’incontro, presentato dall’avvocato Anna Maria Panfili, ha dato avvio al ciclo “Sermones. Conversazioni su fede, attualità e cultura”, promosso dall’associazione Oratorium ONLUS e dai padri della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri. La grande partecipazione di pubblico ha mostrato ancora una volta quanto la formula dei “Sermones”, inframezzati da brani musicali (in questo caso eseguiti dai Soli della Cappella Musicale Filippina, diretti dal Maestro Mario Faveto), sia efficace.

Nata a Genova il 2 aprile 1587 da Giorgio Centurione, futuro Doge, e da Lelia Spinola, membri dell’aristocrazia genovese, Virginia – “bella quanto dir si possa” – andò in sposa a soli 15 anni a Gaspare Bracelli, personaggio dedito agli eccessi, che tuttavia la giovane amò con cuore sincero. Rimasta vedova a soli vent’anni, Virginia scelse di dedicarsi ai poveri e alle fanciulle di strada, che accolse dapprima in casa propria, poi nella casa “Rifugio di Nostra Signora di Monte Calvario”, insegnando loro a leggere e scrivere e a lavorare in laboratori di filatura. Definita dai biografi “accattona folle per amore di Cristo”, capace di unire alle più alte vette dell’esperienza mistica una singolare capacità di spendersi fino in fondo per gli ultimi e i diseredati (qualità tanto più sorprendente in
un secolo caratterizzato da una forte separazione tra i bisogni della gente e gli interessi di prestigio della classe dominante), Virginia fu sempre guidata da un amore appassionato per Gesù Crocifisso. “Fu alla scuola della Croce” – ha ricordato padre Ambu – “che
Virginia apprese il valore della sofferenza e la completa dimenticanza di sé”. Il Dio di Virginia è infatti un “Dio straripante, un fiume che rompe gli argini. Così anche la sua carità fu sempre straripante”. Sino alla fine: Virginia morì a Genova il 15 dicembre 1651, dopo aver dato vita alla Congregazione delle Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario, dalla quale sarebbe derivata in seguito anche la Congregazione romana delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario.

Padre Ambu ha definito quella di Virginia – “una mistica con i calli nelle mani e sulle ginocchia, per il duro lavoro e per le molte ore trascorse in preghiera” – un’“esperienza di santità periferica”: Virginia scelse infatti di vivere “alla periferia della vita e della città, proprio come Gesù, morto dimenticato al di fuori delle mura di Gerusalemme”. Il suo chiostro fu la città intera. E proprio l’intera città, quella dei palazzi e del lusso ma anche quella dei bassifondi e delle bettole, la tenne sin da subito in concetto di santità, fama che si accrebbe allorché il 20 settembre 1801 la sua salma fu ritrovata intatta. Virginia, proclamata beata da papa Giovanni Paolo II a Genova il 22 settembre 1985, è stata canonizzata a Roma il 18 maggio 2003. Il suo corpo incorrotto è conservato nella cappella del convento delle Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario a Genova.

La rassegna “Sermones” proseguirà sabato 24 novembre alle ore 16,45 presso l’Oratorio di San Filippo. La prof.ssa Maria Stella Rollandi, docente di Storia economica e di Storia delle Relazioni economiche internazionali presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Genova, tratterà della figura di Maria Brignole Sale de Ferrari, Duchessa di Galliera (1811-1888), benefattrice generosa e munifica che tanto ha fatto per la nostra città di Genova.

Antonio Musarra