8 dicembre 2011

Anno 2011-2012

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lettera eventi

8 dicembre 2004 – 8 dicembre 2011
Il Concerto per l’Immacolata ha scandito anche quest’anno il settimo anniversario della riapertura dell’Oratorio, all’insegna della bellezza e della cultura.
Quest’anno – come riportato nella sintesi allegata – ha visto la conferma delle rassegne ormai classiche, e ha avuto il suo apice nel ciclo di conferenze dei Sermones, “conversazioni su fede, attualità e cultura”. I Sermones, che fanno parte del nostro contributo al dibattito culturale cittadino e si integrano nel Progetto Culturale promosso dalla Chiesa Italiana, hanno visto quest’anno la presenza di un nutrito pubblico che ha confermato l’importanza e la rilevanza del tema da noi scelto per quest’anno: La Musica di Dio ovvero il rapporto tra il linguaggio musicale e la spiritualità della persona umana. Cuore di questo rapporto, come ci ricorda Benetto XVI, è un’apertura radicale nel cuore dell’uomo, segno di una ricerca di bellezza e di splendore che rappresentano una vera e propria finestra verso l’infinito ed una dimensione più autentica della realtà.
Accanto al lavoro per le tante manifestazioni, organizzate e ospitate, e per assicurare la disponibilità dell’Oratorio per le visite, c’è poi stata l’attività di solidarietà. In collaborazione con il Banco Alimentare abbiamo continuato a seguire alcune famiglie in difficoltà; oltre al nostro appoggio ai Padri Filippini per la loro opera, abbiamo collaborato con alcune iniziative di beneficenza di raccolta fondi, e promosso altre in prima persona.
Rinnoviamo inoltre l’invito a visitare il nostro sito Internet, (www.oratorium.genova.it) che è in costante crescita ed è sempre più ricco di documenti, anche audio e video, che testimoniano il nostro cammino ed offrono anche la possibilità a chi non fosse potuto essere presente di assistere agli eventi più significativi da noi realizzati.
Tutto ciò vi scriviamo per dare conto del nostro lavoro e insieme ringraziare quanti ci hanno accompagnato nei mesi trascorsi con la loro simpatia e il loro aiuto! In particolare, vogliamo rendere pubblico il ringraziamento ai volontari, ai commercianti dei CIV Lomellini, e agli artisti ed a tutti gli ospiti che hanno accenttato i nostri inviti (tra tutti Mario Faveto, Paola Pittaluga, Guido Milanese, Roberto Lizzio, Luisella Ginanni, Bruno Rombi, Roberto Cognazzo, Andrea Monda, PierPaolo Bellini, Fausta Franchini Guelfi, Marco Gozzi, il Ligurian Sea Jazz Set).
L’Oratorio si regge sul volontariato e pertanto facciamo appello alla vostra generosità per chiedere il vostro sostegno economico: le opere di solidarietà, come pure le tante manifestazioni
(sempre a ingresso gratuito…) sono rese possibili dagli aiuti che riceviamo.
Ecco il motivo del bollettino di CCP che vi proponiamo, ricordando che queste erogazioni liberali sono fiscalmente deducibili/detraibili (CCP n° 75957357 intestato a Associazione Oratorium,
causale “donazione liberale associazione Oratorium onlus – c.f. 95080820103”)
C’è poi la possibilità di destinare il 5×1000 attraverso la preferenza che – senza alcun onere aggiuntivo – potrete esprimere sulla dichiarazione dei redditi indicando il nostro codice fiscale
(95080820103).
La vostra generosità ci permetterà di continuare sempre meglio nella nostra opera.
Con i nostri auguri di buon Natale e felice Anno Nuovo!
Genova, 8 dicembre 2011

Autunno in Oratorio VII Edizione – Bruce Springsteen, walk like a man

Anno 2011-2012
Luogo Oratorio San Filippo

sabato 3 dicembre ore 16.45

Bruce Springsteen, walk like a man
il cammino, la strada, la ricerca dell’uomo
Andrea Monda

Bruce Springsteen, in arte “the Boss”, è una delle rockstar più famose del mondo. Da quasi 40 anni il suo rock, epico ed energico, lo ha reso un’icona della musica rock di cui incarna lo spirito di rabbia e speranza, vitalità e ricerca. Nato da una famiglia italo-irlandese il Boss è l’espressione del sogno americano della frontiera, di chi, radicato fortemente nelle proprie radici, cerca sempre un “al di là”, di andare sempre “oltre il confine”, in un percorso sempre in bilico tra le “badlands” e la “promise land”.

Il cammino di Springsteen è segnato da una ricerca interiore, morale e spirituale, che possa portare l’uomo ad una maggiore dimensione di autenticità e dignità così come la carica vitale della sua musica (e dei suoi concerti dal vivo) hanno trasmesso una carica positiva e vitale a intere generazioni di amanti del rock e folk americano.

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Articolo de Il Cittadino

The Boss

Spero che la maggior parte dei miei venticinque lettori sia fatta da giovani. Non perché senta di doverli privilegiare, ma solo perché, dato il mestiere che mi capita di fare – sono un insegnante di Religione e collaboro con una cattedra universitaria – il colloquio con loro mi resta più facile. Allora, ragazzi, voialtri sapete senza alcun dubbio chi è “The Boss”. No? Male! Avreste fatto meglio a partecipare all’ultimo incontro della rassegna “Sermones 2011”, tenutosi sabato scorso presso l’Oratorio di San Filippo Neri, in via Lomellini. Andrea Monda, docente di Religione presso alcuni licei romani, scrittore e saggista, e Antonio Zirilli, musicista, hanno accompagnato un folto uditorio in un autentico viaggio attraverso la musica di Bruce Springsteen, in arte “The Boss”, alla scoperta di canzoni che “parlano della vita di tutti i giorni, delle mura domestiche, ma che in realtà si inscrivono in una luce più grande”. Mi rendo conto di quanto i tempi siano cambiati, e di come Fabri Fibra, Katy Perry e Lady Gaga – per citare solo i più quotati – abbiano rimpiazzato autentici miti (ma non tutto di loro è da buttare, sia chiaro!). Ad eccezione di una sparuta pattuglia, la maggior parte di voi non ha la più pallida idea di chi sia Bruce Springsteen. Ben vengano dunque incontri di questo genere. Ragazzi, attenti. Chissà, magari potreste appassionarvi.

Nato nel 1949 nel New Jersey, da padre irlandese e madre italiana – “cattolico fin nel midollo”, secondo Monda -, Springsteen inizia la sua carriera a 16 anni assieme ad un gruppo di amici. Al principio degli anni Settanta fonda la sua band storica, la “Bruce Springsteen and The E Street Band”. Le sue prime canzoni trattano di una gioventù illusa: i suoi personaggi sono spesso dei perdenti, gente comune dell’immensa periferia statunitense che lotta per sopravvivere (con la quale, peraltro, io solidarizzo “toto corde”). Per trarre ispirazione il Boss guarda, oltre alla sua vita personale – fatta di alti e bassi -, soprattutto a chi gli sta attorno, a quelle milioni di persone strette tra la rincorsa del “sogno americano” e il crudo quotidiano della periferia. Le sue corde vibrano all’unisono con scrittori del calibro di John Steinbeck e Flannery O’Connor. In “Adam Raised A Cain”, ad esempio, ispirata al romanzo “East of Eden” di Steinbeck, Springsteen canta il suo rapporto con il padre – per molto tempo conflittuale – parlando di un peccato ereditato e del “venire al mondo pagando / per i peccati del passato di qualcun altro”. Riguardo alla O’Connor, egli si appassiona al racconto “A Good Man Is Hard To Find”, tanto da trarne una canzone. Tra le sue fonti d’ispirazione v’è anche la Bibbia. Anzi, vari teologi – cattolici e protestanti – hanno notato la qualità “redentiva” dell’opera di Springsteen, giocata in una dialettica di perdizione e speranza. E’ quanto avviene nel doppio album “The River” (1980), in particolare nella canzone “Hungry Heart” (“Cuore affamato”), ottimamente interpretata da Zirilli -, nella quale i sogni assumono la forma di un’inesauribile inquietudine: “Everybody’s got a Hungry heart”. Alcuni hanno letto queste parole come un richiamo alle Confessioni agostiniane: “Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”.

Il suo primo vero successo risale al 1975: l’album “Born to Run” scaraventa Springsteen nell’olimpo del rock. Quasi dieci anni dopo, nel 1984, esce “Born In The U.S.A.”. Qualcuno vuole farne un inno patriottico (Reagan cerca di usarla nella sua campagna elettorale ma Springsteen rifiuta). La canzone tratta degli effetti della Guerra del Vietnam sugli americani: “Sono dieci anni che brucio per la strada. / Nessun posto dove correre, nessun posto dove andare”. All’uscita del disco successivo, “Tunnel Of Love” (1987), la rivista “Rolling Stone” commenta: “qui può essere chiaramente percepita l’educazione cattolica ricevuta da Springsteen; i protagonisti pregano ripetutamente di essere liberati dal male, le storie d’amore sono rappresentate come una manifestazione della grazia divina”. Va ora in scena l’uomo maturo che deve fare i conti con la sua vita personale, con un’idea di casa e di famiglia che nulla può sostituire. “Living Proof” è la canzone di Springsteen diventato padre; un vero e proprio inno alla paternità: “Una notte d’estate in una stanza buia / entrò una minima parte della luce eterna del Signore, / urlando come se avesse inghiottito la luna accesa. / Nelle braccia di sua madre c’era tutta la bellezza possibile, / come le parole mancanti di una preghiera che non sarei mai riuscito / a inventare. / In un mondo così duro e sporco, così disonesto e confuso, / in cerca di un po’ della misericordia di Dio, / ho trovato la prova vivente”.

Gli eventi dell’11 settembre 2001 segnano una svolta nella sua produzione artistica. Al “Tribute to Helpers”, tenutosi dieci giorni dopo per raccogliere fondi a favore delle vittime, Springsteen partecipa con la canzone “My City Of Ruins”, composta in realtà prima del crollo. In pochi mesi esce il nuovo disco. La parola chiave è nel titolo: “The Rising”, “Resurrezione”. Springsteen narra di un pompiere che sta salendo le scale di una delle torri colpite. Egli quotidianamente porta “the cross of my calling” (“la croce della mia chiamata”). Ora è giunto ad una soglia di confine. All’improvviso ha una visione: “Ci sono spiriti sopra e dietro di me, / facce diventate nere, occhi che bruciano e splendono. / Il loro sangue prezioso mi leghi, / Signore, quando io sarò davanti alla tua luce ardente”. Sopraggiunge una donna: “Ti vedo, Maria, nel giardino; / nel giardino dei mille sospiri / ci sono immagini sacre dei tuoi figli / che danzano in un cielo pieno di luce”. “Maria è la sua Beatrice” – ha spiegato Monda. “Si tratta di un nome che compare in molte delle sue canzoni”. In effetti, la pratica religiosa fornisce al Boss “il linguaggio e i simboli più adatti per dire l’esperienza universale del dolore, della morte e soprattutto dell’attesa di una risurrezione”; ciò che rappresenta “il centro di tutta la sua esperienza umana e spirituale”.

Questo dunque, in estrema – estremissima – sintesi (i cultori non me ne vogliano), il percorso di Spingsteen. Ma lasciatemi esprimere ancora un pensiero. Mi rivolgo nuovamente a voi, ragazzi. Sapete che le mie sono parole sincere. Voi siete fin troppo svegli per lasciarvi abbindolare – come ha detto uno famoso – “dal conformismo strisciante e belante della modernità”; di questa modernità che ci propina modelli da seguire e strutture di pensiero che sono un autentico inno alla banalità. Non ho nulla contro la vostra musica. Anzi, ultimamente mi capita di tutto, anche di trovarmi quasi d’accordo con quel toscanaccio di Cherubini e con il suo Big Bang… Ma vi consiglio (ed è un consiglio spassionato) di guardarvi attorno. Potreste rimanere piacevolmente folgorati.

Antonio Musarra

Autunno in Oratorio VII Edizione – La fede e la musica

Anno 2011-2012
Luogo Oratorio San Filippo

sabato 26 novembre ore 16.45

la fede e la musica
le Messe di W.A. Mozart
Pierpaolo Bellini

“Mozart ha nella preghiera l’atteggiamento del bambino, dice tutto e ciò gli ritorna in melodia. Non c’è differenza fra il suo essere al pianoforte e il suo pregare. La musica serve a offrire all’uomo un’esperienza di preghiera” (Adrienne Von Speyer)

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Articolo de Il Cittadino

Mozart: cristiano o massone?

Viviamo in tempi complessi. Senza dubbio interessanti; anzi, interessanti appunto perché complessi. Avvertiamo la necessità di mettere tutto in discussione. Così, anche capolavori assoluti dell’arte musicale – come la musica liturgica di Mozart – possono essere relegati al grado di musica d’occasione – d’occasione “economica”, s’intende. E’ quanto va affermando da qualche tempo una fiorente corrente storiografica, la quale, per sconfessare la venerazione di certi ambienti del mondo cattolico per il grande compositore, sta calcando la mano sulla sua adesione agli ideali massonici e libertini. In realtà la questione è molto più complessa, come ha mostrato sabato scorso, 26 novembre, Pier Paolo Bellini, sociologo dell’Università del Molise, intervenendo nell’ambito della rassegna “Sermones 2011” presso l’Oratorio di San Filippo Neri in via Lomellini. Senza dubbio è esistito un Mozart libertino (si leggano a questo proposito le lettere inviate alla cugina e probabile prima amante Maria Anna Thekla); è esistito altresì un Mozart massone o filo-tale (e qui basti pensare al “Flauto Magico”: non deve forse Tamino percorrere tutti i gradi iniziatici per conseguire una purificazione interiore che nulla ha a che vedere con l’attesa di un Salvatore?); è esistito tuttavia anche un Mozart “molto cosciente di cosa fosse il Cristianesimo”, e questo Bellini l’ha mostrato molto bene presentando ad un folto uditorio alcuni brani d’eccezionale bellezza.

Vi sono indizi di un’adesione genuina di Mozart al Cattolicesimo? Chi voglia occuparsi di questo problema dovrà prendere in esame innanzitutto il folto epistolario mozartiano. In una lettera scritta al padre nel 1777 egli afferma infatti: “Papà, può vivere tranquillo, io ho sempre Iddio dinanzi agli occhi. Riconosco la sua Onnipotenza, temo la sua ira, ma riconosco pure il suo Amore, la sua Compassione e la sua Misericordia in relazione alle sue creature; egli non abbandonerà mai i suoi servi. Tutto ciò che va secondo la sua volontà, questo piace anche a me, di conseguenza nulla può mancarmi, ed io sono felice e contento”. Nel 1781 scriveva invece: “Sono un giovane peccatore, come tutti, ma per mia consolazione posso dire che magari gli altri sbagliassero così raramente come me. […] Tutte le domeniche e i giorni festivi ascolto la messa e se è possibile anche i giorni feriali, lo sa bene lei, padre mio!”. Gli esempi sono tanti; ma forse – ha ricordato Bellini – “la prova più grande della sua religiosità sta proprio nella sua musica”. Prendiamo ad esempio la Messa in Do minore, in particolare l’“et incarnatus est”: sei parole cantate per otto minuti, per Bellini “un autentico canto d’amore, un brano capace di comunicare una dolcezza assoluta, dove la voce fa a gara con gli strumenti per vedere chi è più capace di dire la gioia dell’Avvenimento cristiano”. “E’ canto allo stato puro” – diceva don Giussani, riferendosi proprio a questo brano; in esso “tutto il tendere dell’uomo si scioglie nella limpidezza originale, nella purezza assoluta dello sguardo che vede e riconosce; un fiotto di pace e di gioia che nasce dallo stupore del cuore quando è posto di fronte all’avverarsi della sua attesa, al miracolo del compimento della sua domanda”.

Mozart era dunque sinceramente religioso? Non è del tutto corretto farne un santo, ma senza dubbio Bellini ha ragione nell’affermare che la sua musica sacra altro non può essere che espressione di sentimenti autentici e genuini. A riprova di ciò aggiungo che proprio nell’ultimo anno di vita, il 1791, Mozart compose due autentici capolavori – la Messa da Requiem (su commissione) e l’Ave Verum -, che difficilmente possono essere ascritti a difficoltà economiche di sorta. Vale la pena soffermarsi sulle parole dell’Ave Verum, composto a Baden qualche giorno prima della solennità del Corpus Domini: “Ave Verum Corpus natum de Maria Virgine / Vere passum, immolatum in cruce pro homine, / Cujus latus perforatum aqua fluxit et sanguine, / Esto nobis praegustatum in mortis examine. / O Jesu dulcis, O Jesu pie, O Jesu, fili Mariae, / Miserere mei”. E’ davvero possibile comporre musica tanto sublime, per di più su un testo del genere, senza che esso sia vissuto interiormente? La realtà è che nelle appena 46 battute di questo gioiello è possibile trovare un’attenzione estrema al significato delle parole: ciò che non fa altro che aumentare l’incanto.

Antonio Musarra

Autunno in Oratorio VII Edizione – La musica e la bellezza

Anno 2011-2012
Luogo Oratorio San Filippo

sabato 19 novembre ore 16.45
la musica e la bellezza
liturgia e arti figurative
Fausta Franchini Guelfi e Marco Gozzi

Per chi entra in una chiesa durante una funzione solenne due sono i sensi che vengono immediatamente sollecitati: l’udito e la vista. La parola, il canto, la musica strumentale, l’architettura, l’arte figurativa, gli arredi. Quale rapporto c’è tra queste due esperienze, delle quali chiunque avverte l’unità di fondo? Ne parleranno due notissimi studiosi, il musicologo Marco Gozzi (Trento) e la storica dell’arte Fausta Franchini Guelfi (Genova), ambedue interessati da decenni all’arte sacra e specificamente alla sua dimensione liturgica.

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Articolo de Il Cittadino

La musica e la bellezza

Sabato 19 novembre ha avuto luogo il secondo appuntamento dei  Sermones, il ciclo di “conversazioni su fede, attualità, e cultura” promosso e ospitato dall’Oratorio di San Filippo che ha quest’anno come titolo generale “La musica di Dio”.

Se il primo incontro, il 12 novembre, ha affrontato la curiosa contaminazione fra musica d’opera e musica liturgica tipica della prassi organistica dell’800, il secondo incontro ha invece esplorato il legame fra liturgia, musica e arti figurative, con l’aiuto della prof. Fausta Franchini Guelfi, dell’Università di Genova, e del  prof. Marco Gozzi, dell’Università di Trento.

Nella sua conversazione, arricchita da proiezione di immagini e ascolto di brani musicali, la prof. Guelfi  ha messo in luce come nella liturgia abbiano sempre trovato posto sia la razionalità, che i sensi  e l’emotività. Dopo il Concilio di Trento si afferma l’idea che la chiesa debba essere un’immagine del paradiso: nelle opere d’arte, nei colori, nella musica, nell’uso dell’incenso il popolo che partecipa alla liturgia deve assaporare un assaggio del Cielo. Dal sedicesimo secolo le chiese si riempiono così di immagini e decorazioni che richiamano esplicitamente la beatitudine celeste. Esempi tipici sono le figure di angeli e le rappresentazioni della gloria della Vergine Maria e dei santi. Gli angeli sono esplicitamente messi in relazione con la musica liturgica, ad esempio effigiandoli in corrispondenza dell’organo o della sede dei cantori. I santi rivolgono lo sguardo verso il cielo, figure allegoriche ne visualizzano l’eroicità delle virtù, in composizioni narrative anche complesse.

Nel 1582 mons. Bossio compie una visita accurata delle chiese genovesi e alla fine compila una severa relazione in cui ne mette in luce lo stato di trascuratezza. Si spinge a indirizzare una esortazione al Senato della Repubblica affinché l’aristocrazia cittadina prenda in carico il decoro e l’abbellimento delle chiese della città. Anche le chiese genovesi si arricchiscono quindi di decorazioni, dipinti, affreschi e gruppi scultorei. Le chiese della Nunziata, del Gesù, di S. Filippo, delle Vigne sono esempi tipici dell’estetica di questo periodo.

Il prof. Gozzi, docente di Storia della musica, ha invece affrontato più da vicino il rapporto fra musica e liturgia, con particolare riferimento al canto cristiano liturgico, e in modo particolare al canto gregoriano.

Nel canto liturgico l’enfasi non è posta sulla musica ma sulla preghiera, il canto stesso costituisce una amplificazione della parola (“dalla parola alla Parola”). La musica scava nella profondità della parola e costituisce una forma di esegesi, l’accento stesso della melodia mette in evidenza le parole-chiave del testo, quelle che aprono al Mistero e fanno risplendere la verità.

Passando in rassegna stili ed epoche diverse, presentate anche attraverso esecuzioni dal vivo, il prof. Gozzi ha messo in evidenza la ricchezza e la varietà del canto liturgico, dagli inni della liturgia ambrosiana, vere meditazioni teologiche, fino alla scarna bellezza del canto della tradizione francescana. Un tale patrimonio spirituale comincia a entrare in crisi con la riforma di S. Pio X, che pure aveva l’obiettivo di purificare il canto liturgico e correggerne le storture, forse proprio per l’eccessivo rigore nel valutare il patrimonio tradizionale e la prassi vigente.

A conclusione di questo ricco e appassionante incontro, una domanda: che ne è oggi di questa bellezza, nelle nostre chiese e nelle nostre celebrazioni? Per caso la bellezza ci fa un po’ paura?

Vittorio Sanguineti

 

Autunno in Oratorio VII Edizione – Concerto d’organo

Anno 2011-2012
Luogo Chiesa di San Filippo

domenica 13 novembre ore 16.45
Concerto d’organo
Roberto Cognazzo, Serassi 1816

ROBERTO COGNAZZO

Musicista di formazione eclettica ha iniziato la propria attività nel 1967. Come esecutore pratica il pianoforte, l’organo ed il clavicembalo sia nel repertorio solistico e con orchestra quanto come componente di formazioni cameristiche e collaboratore di celebri partners tra cui i cantanti Katia Ricciarelli, Luciana Serra, Margarita Zimmermann, Renato Bruson, Claudio Desderi, il violinista Ruggiero Ricci, i violoncellisti Misha Khomitzer e Arturo Bonucci, i flautisti Peter Lukas Graf, Susan Milan e Andras Adorjan, i trombettisti Guy Touvron ed Helmut Hunger ed Ercole Ceretta. Nel corso di una quarantennale carriera ha coltivato con particolare successo il non facile genere della conferenza-concerto, allestendo trenta programmi di carattere divulgativo definiti come “conversazioni al pianoforte” e, in campo organistico, si è segnalato come specialista della musica ottocentesca italiana di stile teatrale.

Docente al Conservatorio di Torino dal 1968 al 2003 e, dal 1988, in vari corsi di perfezionamento (tra i quali quelli dell’Accademia Musicale Pescarese e dell’Accademia Internazionale “Perosi” di Biella), ha collaborato dal 1968 al 71 con il Centro di Produzione torinese della Rai; dal 1972 al 79 ha ricoperto il ruolo di pianista presso l’Orchestra del Teatro Regio svolgendo inoltre, dal 1974 al 77, le funzioni di direttore artistico del Piccolo Regio. È sovente invitato in giurie di concorsi nazionali ed internazionali. Ha pubblicato scritti storici e critici e redatto voci per il Dizionario Enciclopedico Utet e il Grove. È autore di numerose pagine cameristiche e corali tra cui le fortunate “Rotazioni” su spunti di Nino Rota. Ha inciso cinquanta LP e CD di musica pianistica, organistica e da camera e partecipato alle serie televisive “Pickwick” (con Alessandro Baricco) e “Prima della prima – Opera Quiz” (con Enrico Stinchelli e Michele Suozzo). Di recente ha iniziato a collaborare con Isvor Fiat e Ferrero University per seminari su leadership e team building ed ha partecipato come correlatore a seminari su matematica e musica insieme a Umberto Eco e Piergiorgio Odifreddi. È autore del libro “Il bis più lungo della storia” (SEI, Torino).

 

Autunno in Oratorio VII Edizione – Melodramma e liturgia

Anno 2011-2012
Luogo Oratorio San Filippo

sabato 12 novembre ore 16.45
melodramma e liturgia
la prassi organistica italiana del secolo XIX
Roberto Cognazzo

L’ 800 è soprattutto per l’Italia il secolo del Melodramma, ed il teatro musicale impone il suo linguaggio a tutti gli altri generi, compreso quello sacro-liturgico. Si tratta davvero di una convivenza singolare che si riflette anche sulla costruzione degli organi, trasformati in vere e proprie scatole sonore, ricche – anche se strumenti piccoli – di colori ed effetti del tutto sorprendenti.

La conferenza ed il concerto cercheranno di spiegare il percorso storico ed estetico di questa singolare pagina di storia musicale.

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Articolo de Il Cittadino

La musica organistica del secolo XIX

Sabato 12 novembre, presso l’Oratorio di San Filippo Neri, Roberto Cognazzo, organista di fama internazionale, già docente al Conservatorio di Torino, è intervenuto nell’ambito della rassegna “Sermones 2011” sul rapporto tra melodramma e liturgia nella prassi organistica italiana del secolo XIX.

Padre Mauro de Gioia ha introdotto l’incontro commentando le parole pronunciate da Benedetto XVI nel corso dell’Udienza Generale di mercoledì 31 agosto 2011: “Un’opera d’arte è frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni. L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito. Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto. Ma ci sono espressioni artistiche che sono vere strade verso Dio, la Bellezza suprema, anzi sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera. Si tratta delle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede”. Le parole del papa inquadrano alla perfezione l’obiettivo della rassegna che – ha spiegato padre Mauro – è soprattutto quello di “comprendere come la musica sia uno dei grandi elementi con cui tra noi uomini parliamo di Dio e con cui Dio parla a noi uomini”.

Tra ascolti di brani dell’epoca, accenti sulle particolarità stilistiche di ciascun brano e brevi cenni biografici dei singoli compositori, Roberto Cognazzo ha mostrato come nell’Ottocento il teatro musicale abbia imposto il suo linguaggio a tutti gli altri generi, compreso quello sacro-liturgico: “Durante il XIX secolo la musica sacra, come tutti gli altri tipi di musica, fu influenzata dal melodramma. Nell’Italia di allora il melodramma e la liturgia, la musica d’opera e la musica destinata al servizio sacro, coincidevano. Tutto quello che si suonava sull’organo derivava dal melodramma. Gli organi stessi erano costruiti per eseguire questo tipo di musica e non altra”. Tuttavia l’intenzione non era qualla di “trasformare la chiesa nella succursale di un teatro: queste musiche creavano comunità. E soprattutto, non faceva alcuna differenza per il pubblico dell’epoca ascoltare una Messa in questo modo. Anche nei piccoli centri l’organista adattava le arie più in voga e ricavava i pezzi da suonare nel corso delle funzioni, alternando musica originale organistica e musica teatrale”.

La commistione tra melodramma e liturgia è senza dubbio un tratto singolare dell’Ottocento italiano. Contrariamente a quanto si possa credere, i compositori dell’epoca – dell’epoca romantica per eccellenza – non ponevano affatto l’accento sulle tinte più emotive. Al contrario: prediligevano pezzi molto allegri, i quali venivano eseguiti nel corso di tutta la Messa indistintamente. L’organo, arricchito di registri quali i timpani, i piatti, il sistro – insoma: di una vera e propria grancassa da banda, era lo strumento più adatto per eseguire questo tipo di musica: “si trattava di effetti graditissimi dal pubblico dell’epoca. Gli ascoltatori esigevano addirittura che l’organista sfruttasse tutti gli effetti dello strumento. Più l’organo era grandioso più l’organista era tenuto a far ascoltare tutti gli effetti possibili”. E ciò sino alla fine della Messa quando “l’organista si scatenava: trombe, clarini, claroni, bombarde, trangoli e campanelli accompagnavano l’uscita del sacerdote dall’altare”.

Domenica 13 il maestro Cognazzo ha quindi offerto ad un folto e interessato pubblico un concerto sull’organo Serassi 1816 della chiesa di San Filippo, illustrando così in modo piacevole e chiaro quanto illustrato il giorno precedente.

 

Autunno in Oratorio VII Edizione – Prolusione inaugurale

Anno 2011-2012
Luogo Oratorio San Filippo

venerdì 4 novembre ore 19
Prolusione inaugurale
S.E.Rev.ma Card. Mauro Piacenza
Prefetto della Congregazione per il Clero

 

commento musicale a cura dei Soli della Cappella Musicale Filippina
Mario Faveto, direzione
Roberto Lizzio, cembalo
 
La prolusione è stata annullata causa maltempo. E’ possibile leggere il testo dell’intervento del Cardinal Piacenza
 

Il Cardinale genovese Mauro Piacenza, Prefetto della Congregazione per il Clero, già Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, è profondo conoscitore del rapporto tra musica, arte e liturgia e grande amante della musica sacra. “La Chiesa è sempre stata amica delle arti;”- ha spesso affermato – “l’arte non è un elemento estrinseco alla liturgia e neppure è puramente decorativo; essa è, piuttosto, parte integrante del culto e la liturgia ha un intrinseco legame con la bellezza”.

Autunno in Oratorio VII Edizione – Concerto per Tutti i Santi

Anno 2011-2012
Luogo Oratorio San Filippo

martedì 1° novembre ore 16.45
Concerto per Tutti i Santi
JAZZ & BLUES con Ligurian Sea Jazz Set

Ospite d’Onore: Arnaldo Musenich

Articolo “Il Cittadino”

Ligurian Sea Jazz Set (coordinamento: Franco Astuti)
Franco Astuti, sax
Mauro Calligaris, sax
Alberto Falabrino, basso
Paolo Falabrino, batteria
Betty Ilariucci, canto
Ruggero Licata, chitarra
Roberto Logli, pianoforte
Giorgio Robbiano, regia suoni

I membri del Ligurian Sea Jazz Set provengono da diverse aree: la musica classica, la musica sinfonica, la musica acustica, la musica leggera, il jazz, il rhythm and blues, il rock e la pop-music.
Il concerto si svolge in  collaborazione con ENTEL/Mcl – Ente Nazionale per il Tempo Libero del Movimento Cristiano Lavoratori – Delegazione Regionale della Liguria e Delegazione Provinciale di Genova.
Nel corso dell’evento verrà consegnato  l’attestato al merito artistico ENTEL 2011 per la prestigiosa Carriera al Maestro Arnaldo Musenich, violoncellista, con l’omaggio musicale di Giorgio Gnecco, violinista.

Estratto Video

Ne parlerai a tuo figlio…

Anno 2011-2012
Luogo Oratorio San Filippo

brevissimastoriadidio

scheda del libro

Conversazione con P. Mauro De Gioia (Direttore Ufficio per la Cultura dell’Arcidiocesi di Genova) ed Annamaria Panfili (Presidente del Forum Ligure delle Associazioni Familiari).

con presentazione del libro
“Brevissima storia di Dio”
di Giuseppe Antonio Amadeo
(De Ferrari Editore, Genova 2011)

A favore del Centro di Solidarietà di Genova

Parentesi musicali di Christian Pastorino, al pianoforte.
A cura di Oratorium Onlus, De Ferrari Editore, Centro di Solidarietà di Genova