Autunno in oratorio V Edizione – Filippo Neri e la pittura a Roma tra Cinque e Seicento

Anno 2009-2010
Luogo Oratorio San Filippo Neri

Conferenza di don FRANCESCO DANIELI, Autore di ‘San Filippo Neri. La nascita dell’Oratorio e lo sviluppo dell’arte cristiana al tempo della Riforma’

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“Homo sum: humani nihil a me alienum puto”. San Filippo Neri fa suo questo celebre motto terenziano e non trascura nessun aspetto della natura umana che possa condurre a Dio. Neppure l’Arte.

Don Francesco Danieli, 29 anni della Diocesi di Nardò – Gallipoli, è stato brillante protagonista dell’ultimo appuntamento dei Sermones – Conversazioni su fede, attualità, cultura sul tema “Filippo Neri e la pittura a Roma tra Cinque e Seicento”. Il Rinascimento, appunto: periodo culturalmente fervidissimo, che ha visto il successo economico – politico delle varie signorie d’Italia riverberarsi nel fiorire di opere d’arte senza tempo, per abbellire palazzi ed edifici religiosi, testimoniando la potenza del committente. Ma ci sono stati uomini in grado di comprendere appieno le più autentiche finalità dell’arte e della composizione pittorica: Filippo Neri è uno di questi. Ponendosi sulla scia di “Grandi” del suo tempo come Girolamo Savonarola e prendendo come riferimento artistico maestri del calibro del Beato Angelico, il Santo della Gioia si rende conto di come l’arte sia il mezzo per eccellenza per comunicare la Fede: colori, forme e suoni sono lo strumento più efficace per raggiungere il cuore dell’uomo e “ammaestrare il credente nella conoscenza di Dio”. Filippo, pertanto, matura una sensibilità artistica sobria, ma che allo stesso tempo esalta la centralità della figura umana e si rende promotore di un’arte che diventa iconografia del mistero divino, “cristificando” la realtà. Tale consapevolezza artistica costituisce la culla ideale per il fiorire di opere caratterizzate da quei canoni di “politezza e povertà” ispiratori dell’arte filippina: in particolare a Roma, nella riedificata chiesa di Santa Maria in Vallicella, alla cui ricostruzione Filippo partecipa attivamente, si ammirano tutt’oggi opere di grande valore artistico e religioso, commissionate proprio dai Padri filippini. Si ricordano pittori come il Nebbia, Durante Alberti, il Muziano, il Pulzone, il Passignano, il Cavalier d’Arpino, il Cerrini, il Morandi: tutti accomunati da uno stile di “decorosissima povertà”, accompagnata da un’efficacissima comunicazione del messaggio religioso, vera e propria catechesi pittorica, che mette al centro la Madonna e Cristo, colmando la distanza ideale tra Cielo e Terra, umano e divino. Ne è dimostrazione un aneddoto citato da Don Danieli: San Filippo entrava in estasi di fronte ad una tela come la “Visitazione” del Barocci, risalente al 1586. Apparteneva alla Chiesa Nuova della Vallicella anche la “Deposizione di Cristo”, celebre capolavoro di Michelangelo Merisi, il Caravaggio, oggi conservato nella Pinacoteca Vaticana, all’indomani delle spoliazioni napoleoniche.

Questa cavalcata tra arte e fede, tra colori, forme e suoni, è stata introdotta dalla dottoressa Grazia Di Natale, dell’Ufficio Beni Culturali diocesano, e allietata dalle piacevole incursioni letterarie di Roberto Tomaello, che ha letto brani relativi al processo di beatificazione di Filippo Neri: piccoli aneddoti e veloci ma icastiche pennellate riguardo alla vita del Santo e alla sua concezione artistica.

Il prossimo appuntamento, che chiuderà la stagione “Autunno in Oratorio”, coronata da grande successo e ottima affluenza di pubblico e giunta ormai alla V edizione, sarà martedì 8 dicembre sempre alle ore 16.45 nell’Oratorio di San Filippo Neri, in via Lomellini: si potrà assistere al Concerto per l’Immacolata del Coro Musica Nova e Orchestra, con direttore G. M. Faveto, che eseguiranno musiche di Haendel, Haydn e Mendelssohn.

 

Alessandro Del Ponte

Autunno in oratorio V Edizione – Palestrina e l’Oratorio – le radici di un’evoluzione

Anno 2009-2010
Luogo Oratorio San Filippo Neri

Conferenza di MARGHERITA DALLA VECCHIA, organista, clavicembalista, fondatrice della Cappella Musicale di San Filippo Neri a Vicenza.

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“Per consolare e ricreare gli animi stracchi dai precedenti discorsi” ci vuole la musica. Questo l’avviso di San Filippo Neri e quanta ragione avesse lo dimostra il posto che si è guadagnato nella storia della musica con l’invenzione addirittura di un genere musicale: l’ “Oratorio”. La storia di questo genere musicale è stata al centro del terzo dei Sermones organizzati nella sala di Via Lomellini dall’Oratorio Secolare e dalla onlus Oratorium ed è stato tenuto dalla Professoressa Margherita Dalla Vecchia, lo scorso sabato pomeriggio, appunto terzo degli appuntamenti di una rassegna che ha già visto illustrare, nelle settimane precedenti, l’influenza della spiritualità filippina nella letteratura (Tolkien), nell’architettura (Gaudì) e, con l’appuntamento di sabato prossimo, nell’arte figurativa del barocco romano. Dalla Vecchia, vicentina, che affianca all’attività didattica quella organistica e di animatrice musicale di vari gruppi ed istituzioni, ha voluto tuttavia esordire evidenziando, nell’ambito della spiritualità nella musica, la centralità dell’opera di Johan Sebastian Bach, vera sintesi di tutto quanto è stato composto fino al suo tempo e nel suo tempo, situandolo proprio su quel percorso che prende le mosse da San Filippo e dalle forme del suo apostolato. Da riunioni all’aperto, infatti, magari anche itineranti (come la visita alle Sette Chiese) comincia appunto la tipica esperienza apostolica filippina, riunioni nelle quali la lettura spirituale e il sermone dovevano essere intercalati dal canto, preso dapprima dal grande repertorio dei laudari rinascimentali, magari arricchito da semplici polifonie quasi accordali, popolare nell’ambiente toscano di provenienza del Santo. Che, seppure precorso da Gaetano di Thiene e dalla genovese Compagnia del Divino Amore, è a Filippo che deve accreditarsi il successo di questa forma di riunione spirituale, fuori della liturgia, col coinvolgimento di artisti, musicisti e letterati, quali Giovanni Animuccia e Giovanni Pierluigi da Palestrina, intimo ed essenziale il primo, geniale il secondo, innovatore della maniera polifonica rinascimentale già irretita nel tecnicismo fiammingo, attenti entrambi al rilievo del testo nei suoi significati che deve dominare la tessitura musicale. Da essi e dal gruppo raccolto nell’Oratorio Filippino (Luis de Victoria, Francesco Soto, Giovanni Ancina, autore di un volume di composizioni intitolate “Tempio Armonico”) comincia a svilupparsi quell’interpretazione degli “affetti” che tenderà a consolidarsi in forma rappresentativa. Un vero e proprio “teatro dell’ascolto” (“Teatro Armonico” si chiamerà una successiva raccolta dell’Anerio) il cui primo frutto sarà la “Rappresentazione di anima e di corpo” di Emilio De’Cavalieri su testo del filippino Manni, che mette in campo personaggi allegorici su temi morali cari alla letteratura spirituale del tempo. Appunto ad argomenti allegorici e poi a vicende tratte dalla Scrittura e dall’Agiografia ricorsero i numerosissimi musicisti e poeti chiamati ad affiancare, nelle riunioni filippine i Sermones di quel tempo, tanto da suscitare una vera e propria concorrenza da parte dei Gesuiti con la Congregazione del Crocifisso, frequentato tuttavia da ambienti colti e caratterizzato da composizioni latine. Della sconfinata produzione di “Oratori” rimane spesso solo memoria, ravvivata dall’eccellenza di qualche autore, ma ferve tra i musicologi la ricerca e numerosi sono i reperti inesplorati, come ha riferito la Prof. Dalla Vecchia che ha citato, tra l’altro, come riflesso del genere musicale rappresentativo, lo strumentismo di Frescobaldi. Tuttavia, nato a casa di San Filippo per specifici scopi d’apostolato ed edificazione, l’Oratorio musicale ha proseguito il suo cammino come espressione principale della musica spirituale, fuori di quella per uso liturgico. Nel suo ambito, come accennato all’esordio, le sue forme emergono distinatamente nelle cantate di J.S.Bach (quelle natalizie sono appunto chiamate “Oratorio di Natale”) dove una compiuta dinamica drammatica può essere esemplificata nei dialoghi tra Cristo e l’Anima presenti in varie composizioni, che possiamo benissimo mettere in relazione con la geniale intuizione originaria di San Filippo. Altri esempi ne sono derivati successivamente, come il “Paulus” di Mendelssohn, palpitante dell’entusiasmo del convertito, sebbene ormai coinvolto nella soggettività romantica.

L’esposizione della Prof. Dalla Vecchia è stata seguita da un pubblico attento ed interessato mentre, come da tradizione, la Cappella Musicale Filippina diretta da Mario Faveto ne ha esemplificato i passaggi salienti eseguendo mottetti di Animuccia e Palestrina con la consueta, affettuosa perizia. Come accennato, sabato prossimo 28 novembre alle 16,45, sarà la volta di un’altra espressione del genio filippino nell’arte: quella figurativa, dove potremo incontrare, sull’orma caravaggesca del barocco romano, l’opera di Guido Reni e della sua cerchia.

Autunno in oratorio V Edizione – …dove il Maestro guardava – arte e spiritualità di Gaudì

Anno 2009-2010
Luogo Oratorio San Filippo Neri

Conferenza di ETSURO SOTOO Scultore, curatore dei lavori dalla Sagrada Familia di Barcellona. Nel corso della conferenza l’ensemble Ars Antiqua proporra’ un ascolto musicale su musiche di ambito catalano.

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…Dove il maestro guardava
arte e spiritualità di Gaudì ai “Sermones” dell’Oratorio

Quando negli anni ’70 il giovane scultore giapponese Etsuro Sotoo giunse a Barcellona non sapeva nulla di Antonio Gaudì, della sua opera, della sua fede. Desiderava solo scolpire e questo desiderio lo portò al cantiere della Sagrada Familia: fu l’inizio non solo di una sfolgorante carriera artistica, ma del profondo cambiamento della sua vita, della sua conversione. E questo termine va preso in tutta la sua pregnanza, perché Etsuro Sotoo si è convertito alla fede cattolica e ha ricevuto il battesimo. Tutto ha avuto inizio da una necessità pratica: egli doveva continuare la parte scultorea del grande tempio secondo lo spirito originario di Gaudì, ma i progetti del geniale architetto catalano vennero distrutti durante la guerra civile spagnola. Non era quindi possibile guardare materialmente al maestro, ma diventava necessario guardare “dove il maestro guardava”: così  il giovane Sotoo è entrato nella prospettiva della fede.

Il suo intervento nell’ambito della edizione 2009 dei “Sermones” dell’Oratorio di san Filippo, ha assunto quindi il tono di una testimonianza esistenziale, pur avendo tutte le caratteristiche di una presentazione “scientifica” della biografia e dell’opera di Gaudì. In lui la dimensione dell’arte e della fede sono infatti fuse con una naturalezza e un’armonia eccezionale, se non unica nel panorama artistico dell’ Otto-Novecento: per questo il discorso poteva e doveva passare continuamente dall’una all’altra dimensione. Etsuro Sotoo è riuscito in questo, facendo emergere dalla illustrazione delle opere architettoniche di Gaudì il loro significato spirituale, fondato sull’osservazione, colma di spirito contemplativo, della natura e sul desiderio di “dare gioia” nell’esercizio del suo lavoro artistico.

E’ emersa così in modo naturale e ovvio il legame tra la spiritualità dell’architetto catalano e quella di san Filippo Neri: Antonio Gaudì non solo frequentava quotidianamente l’Oratorio di Barcellona, nel Barrio Gotico, trovando lì la guida spirituale e il nutrimento teologico per la sua visione artistica, ma guardando anch’egli “dove guardava il maestro” san Filippo, ha riprodotto in se stesso i lineamenti spirituali dell’apostolo di Roma, maestro di umiltà, realismo, amore appassionato per Dio e la sua opera e per questo maestro di cristiana letizia.

Il vedere la riproduzione di una tela del pittore Limona dove Gaudì aveva posato nei panni di san Filippo, è stato quindi un momento di eccezionale valore simbolico, che ha profondamente commosso gli oratoriani genovesi. E poi le eccezionali immagini del cantiere della Sagrada Familia; le spiegazioni di come Gaudì ricavava dallo studio della legge di gravità e dalla osservazione di piante e animali l’ispirazione e la tecnica per le sue geniali e innovative costruzioni; il significato simbolico e spirituale di concrete scelte architettoniche e decorative: tutto questo ha profondamente incantato il numerosissimo pubblico, che non solo colmava la sala dell’Oratorio di San Filippo in via Lomellini, ma ha affollato anche l’adiacente chiesa, dove il sermone era trasmesso in diretta, in forma di video-conferenza.

Insieme ai Padri Filippini, all’Oratorio Secolare e all’associazione Oratorium ONLUS che organizzano l’intera rassegna dei Sermones, questo evento così significativo per la nostra città è stato reso possibile dalla cooperazione di tanti altri soggetti: innanzitutto il Centro Culturale Charles Péguy, che è stato co-organizzatore a pieno titolo. Ricordiamo poi il contributo finanziario del Municipio Centro Est e la collaborazione tecnica della Comunità di Sant’Egidio. E infine  l’apporto musicale dell’ensemble Ars Antiqua, diretta da Guido Milanese, che ha eseguito alcuni brani tratti dal Llibre Vermell, raccolta catalana del sec. XIII-XIV conservata nel Santuario di Montserrat.

L’appuntamento è ora per il prossimo sabato 21 novembre, sempre all’Oratorio di San Filippo, sempre alle 16.45, per il sermone “Palestrina e l`Oratorio – le radici di un`evoluzione”. Relatrice la professoressa Margherita Dalla Vecchia, del Conservatorio di Vicenza e membro dell’Oratorio filippino di quella città.

Seguirà alle 18.30 nell’adiacente chiesa la Santa Messa in canto in onore di Santa Cecilia, presieduta da Mons. Luigi Borzone, pro-Vicario Generale della diocesi, con la partecipazione della Cappella Musicale Filippina.

 

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Autunno in oratorio V Edizione – Dite amici ed entrate! – viaggio intorno a Tolkien

Anno 2009-2010
Luogo Oratorio San Filippo Neri

Conferenza di ANDREA MONDA, giornalista, scrittore e insegnante, autore di pubblicazioni su Tolkien.

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“Dite amici ed entrate!”. Viaggio intorno a Tolkien. Inizia la rassegna dei Sermones 2009.

“Sono un cristiano (cosa che può anche essere dedotta dalle mie storie), anzi un cattolico”. (J. R. R. Tolkien). Questo il filo conduttore del primo incontro dei Sermones 2009 svoltosi sabato 7 novembre presso l’Oratorio di S. Filippo Neri in Via Lomellini.

Il relatore, Andrea Monda – insegnante di religione cattolica, docente presso l’Università Gregoriana e l’Università Lateranense, critico letterario e giornalista – si è infatti addentrato nella “fitta foresta di simboli presente nella saga tolkieniana” per offrire ad un folto uditorio un lato, forse inedito ma quanto mai reale e fondamentale, de “Il Signore degli Anelli”. E’ infatti lo stesso Tolkien a dichiarare, in una lettera scritta al gesuita Robert Murray, il quale aveva avuto l’onore di leggere le bozze della trilogia -: “Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica; all’inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione. Questo spiega perché non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la ‘religione’, oppure culti o pratiche, nel mio mondo immaginario. Perché l’elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo”. In effetti esiste oggi un acceso dibattito – del quale Monda è autorevole interprete – che ha come oggetto la cattolicità de Il Signore degli Anelli: è un libro religioso e cristiano, anzi, cattolico? Alcuni lettori hanno ad esempio individuato nel romanzo diversi elementi che possono ricordare da vicino il cattolicesimo: dalla salita finale di Frodo al Monte Fato – da alcuni accostata alla salita di Cristo sul Calvario -, al pane degli elfi, il lembas, visto come viaticum in quanto “nutre la volontà ed è più efficace quando si è digiuni”; dalla data di inizio del viaggio della Compagnia dell’Anello, il 25 dicembre, alla data della distruzione dell’anello del potere – il pesante “fardello” -, il 25 marzo, giorno dell’Incarnazione.

Quella di Tolkien è però una religiosità tacita, allusiva – meglio: tipologica. Nel corso della sua brillante conversazione Andrea Monda ha infatti messo in luce l’apparente assenza nel romanzo di qualsiasi elemento esplicitamente religioso. Ma nel nascondimento sono evidenti alcune costanti: il Signore degli Anelli è infatti un romanzo che si regge sul combattimento interiore; sul Sacrificio che permette la Redenzione; sulla presenza di una Provvidenza che ha un progetto su ognuno dei personaggi; sulla libertà di ognuno di scegliere tra il bene e il male. I veri protagonisti del romanzo sono infatti costantemente messi alla prova, tentati dalla presenza, in mezzo a loro, dell’anello. “Il Signore degli anelli non è un romanzo manicheo” – ha detto Monda -, “il colore predominante è il grigio (come Gandalf), non il bianco e neppure il nero. Il grigio rappresenta bene la condizione umana: tentata dal peccato, debole, contingente, eppure protesa verso un compimento che ha da venire”. E così gli Hobbit – piccola razza della Terra di Mezzo – che è poi la nostra terra: l’Europa – non sono uomini ma “mezz’uomini”, creature umili che Monda paragona agli ‘anawim biblici (i “poveri di Dio”, i depositari della promessa divina, i protagonisti del Magnificat), i quali, ideati in un preciso momento storico ed in contrapposizione alle ideologie basate sul superuomo nietzchiano, sono la vera chiave di lettura di tutta l’opera. La loro esaltazione, o meglio – con un termine usato dallo stesso Tolkien – “santificazione”, è dunque il cuore vero del romanzo: creature eccezionali – la cui eccezionalità rappresenta però un dono, una grazia -, stretti da un forte vincolo di un’amicizia che è un qualcosa di più – essi giungono a rinnegare se stessi per la salvezza di tutti. Il famoso indovinello posto all’ingresso delle miniere di Moria – “Dite amici ed entrate” – bene rappresenta dunque il senso di un’epopea che non smette di rivelare le sue facce multiformi, invitandoci – come ha voluto fare il relatore mediante le sue parole – ad una nuova rilettura dell’opera tolkieniana.

Questo dunque il senso del primo incontro dei Sermones i quali proseguiranno il proprio percorso sabato 14 novembre, alle ore 16,45, all’Oratorio di S. Filippo Neri, in via Lomellini. Il prossimo incontro sarà tenuto dall’erede di un grande maestro amico dell’Oratorio, Antoni Gaudì, “l’architetto di Dio”, ideatore ed iniziatore della Sagrada Familia di Barcellona. Etsuro Sotoo, scultore giapponese ed attuale continuatore della grandiosa opera, racconterà infatti la sua personale scoperta della propria vocazione artistica e della fede in Cristo.

Dott. Antonio Musarra

Autunno in oratorio V Edizione

Anno 2009-2010
Luogo Oratorio San Filippo Neri

Invito

Locandina

Lo scorso anno l’Oratorio Filippino di Genova ha fatto una grande scommessa: riproporre nella nostra città i Sermones, le tradizionali conferenze che, con stile familiare e divulgativo ma con solido contenuto di fede e cultura, san Filippo Neri aveva inaugurato nella Roma del Cinquecento.

La scommessa è stata vinta e, avendo alle spalle un bilancio molto positivo, i padri Filippini e i laici dell’Oratorio Secolare ripropongono anche quest’anno l’iniziativa.

Il fil rouge che lega gli incontri del 2009 è il rapporto dello stesso Oratorio di san Filippo con l’arte e la cultura: il tema non sarà sviluppato in astratto, ma considerando persone concrete che con l’Oratorio si sono incontrate e lì hanno tratto, in maniera diversa ma significativa e profonda, linfa per la loro produzione, e prima ancora per l’impostazione della loro vita.

Palestrina e i musicisti della scuola romana, Caravaggio, Gaudì, Tolkien; questi i giganti dell’arte e  della letteratura che incontreremo nei sabati del prossimo mese.

Di alto rilievo anche i relatori: Andrea Monda, uno dei massimi conoscitori italiani di fantasy, che presenterà Tolkien (7 novembre); Etsuro Sotoo, scultore giapponese, convertitosi al cattolicesimo in seguito al suo incontro con l’opera di Gaudì, e che oggi lavora proprio al completamento del capolavoro dell’architetto catalano, la Sagrada Familia (14 novembre); Margherita Dalla Vecchia, del Conservatorio di Vicenza, sul rapporto del primo Oratorio con i musicisti e i suoi influssi sulla storia della musica (21 novembre); infine, su Caravaggio e i pittori contemporanei, don Francesco Danieli, giovane sacerdote, autore di uno studio su san Filippo e l’arte, recentemente pubblicato dalle edizioni San Paolo (28 novembre).

A inaugurare la rassegna la Prolusione  del Prof. Lauro Magnani, dell’Università di Genova, che ci aiuterà a mettere a fuoco il rapporto tra fede, arte e cultura, proprio a partire dall’esperienza di Filippo Neri e del nascente Oratorio nel clima della Riforma Cattolica: mercoledì 28 ottobre alle ore 18. Gli altri Sermones si svolgeranno ogni sabato di novembre, alle 16.45, sempre nella bellissima sala dell’Oratorio di san Filippo, in via Lomellini.

Secondo la tradizione filippina non solo ogni incontro avrà una conclusione musicale, ma i Sermones saranno “incorniciati” dai concerti della rassegna di Autunno in Oratorio: il Concerto per Tutti i Santi, domenica 1° novembre alle ore 16.45, che vedrà l’Orchestra Oratorium Ensemble, diretta da G.M.Faveto e con G.Campi alla fisarmonica, eseguire musiche di Gerschwin, Bernstein, Piazzolla; e il  Concerto per l’Immacolata, martedì 8 dicembre alle ore 16.45, con il Coro Musica Nova e Orchestra, sempre sotto la direzione del maestro Faveto e musiche di Haendel Haydn, Mendelssohn.

Tutta la manifestazione, che è all’interno del Progetto Culturale della CEI, gode del patrocinio dell’Arcidiocesi, della Regione Liguria, del Consiglio Regionale, della Provincia e del Municipio.

Presentazione libro – L’elogio della Coscienza

Anno 2008-2009
Luogo Oratorio San Filippo Neri

Comunicato Stampa

Invito

«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo pranzo – cosa che non è molto indicato fare – allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa»

È da questa frase del Cardinale John Henry Newman che prende spunto lo straordinario saggio del Cardinale Joseph Ratzinger/Benedetto XVI intitolato L’Elogio della coscienza. La Verità interroga il cuore (Cantagalli, Siena 2009, pp. 176, Euro 13,50).

La presentazione dell’opera avverrà venerdì 19 giugno, alle ore 19, all’Oratorio San Filippo di Via Lomellini, alla presenza del Cardinale Arcivescovo; interverranno il senatore Gaetano Quagliarello (Presidente Vicario Gruppo Parlamentare PDL al Senato) e il professor Angelo Campodonico (Ordinario di Filosofia Morale all’Università di Genova). Moderatrice sarà Maria Antonietta Calabrò, Giornalista del Corriere della Sera.

L’eccellenza di questo libro, che raccoglie riflessioni sulla coscienza elaborate dall’allora cardinal Ratzinger in vari momenti dello sviluppo del suo pensiero e del suo percorso intellettuale, sta proprio nella attualità delle indicazioni, chiare e precise, che egli fornisce sulle questioni inerenti la coscienza. Attualità che si impone all’evidenza del nostro sguardo in una società ove la distinzione tra bene e male, tra ciò che è vero e falso, tra ciò che è giusto o non è giusto fare, assume connotati sempre più incerti. Questa incertezza cronica, che investe il nostro giudizio e la nostra capacità di soppesare i comportamenti e la bontà delle nostre scelte, frutto del libero esercizio della coscienza e di un giudizio “vero” sul reale, colpisce tutti gli ambiti della nostra vita sociale e individuale, con conseguenze disastrose che in modo irrimediabile feriscono la nostra e l’altrui dignità.

Il primato della coscienza affermato dal cardinale Newman adombra forse un inno ad una soggettività superiore a qualsiasi verità che si ancori a criteri oggettivi ed immutabili?

L’oggettività del Magistero della Chiesa deve cedere il campo al primato dell’individuo?

È certo che disancorare la coscienza dalla verità lascia ampio spazio alla libertà di scelta di ciascuno. L’io acquista così un sovranità completa nel discernere il bene dal male e ad esso è rimessa ogni valutazione sulla bontà delle scelte che hanno a che fare con la vita individuale e sociale. Questa libertà di scelta che prescinde da una qualsiasi forma di verità oggettiva può essere anche il parametro cui far riferimento nelle valutazioni che riguardano la collettività. La somma dei giudizi individuali, che prevale rispetto alla somma di altri giudizi, è la linea di condotta che deve essere assunta dalla collettività. Nella forma democratica è la maggioranza che detta le regole di vita del singolo e della società.

È evidente che in una concezione di questo tipo, diviene labile la distinzione tra bene e male, poiché il giudizio è rimesso alla coscienza del singolo o alla somma delle coscienze dei singoli che, non avendo strumenti oggettivi per soppesare il giudizio, si affidano alla decisione della maggioranza. È altrettanto evidente che in una società ove la maggioranza abbia un potere assoluto, illimitato e incondizionato la distinzione tra bene e male sia relativa e dipenda unicamente dal contesto culturale in cui è espresso tale giudizio.

Questo modo di concepire una valutazione e un giudizio sul reale che prescinde da verità oggettive ed immutabili, sia individuali che collettive, è chiamato da Benedetto XVI “dittatura del relativismo”.

A tale concezione può essere opposta, a ragione, una concezione che consideri la coscienza come una forma di memoria della verità. Per Benedetto XVI la verità non può essere separata dalla coscienza, essa ne è parte integrante e costitutiva. La verità, prima ancora di essere annunciata dalla Chiesa, è iscritta nel cuore dell’uomo, è impressa nella nostra coscienza, è parte integrante della natura umana. All’autorità è demandato il compito di sorvegliarla e custodirla. La Chiesa non ha il compito di elaborare la verità, ma di tutelarla, trasmetterla e risvegliarla nelle coscienze degli uomini. “Il linguaggio della natura è identico a quello della coscienza”, è un codice che contempla norme naturali immutabili ed eternamente valide.

Si potrebbe obbiettare che in una concezione di questo tipo la libertà del singolo perda importanza fino a scomparire. In verità, la coscienza è armonia tra rispetto della norma ed esercizio della libertà. Quest’ultima non può essere esercitata in modo indiscriminato, perché essa fa naturalmente riferimento ad una realtà oggettiva, ad unica Verità dalla quale non si può prescindere.

Circolo Letterario

Anno 2008-2009
Luogo Oratorio San Filippo Neri

Locandina

il circolo letterario
venerdì 15 maggio ore 19
Otto tempi per un presagio
incontro con la poesia di Bruno Rombi

venerdì 22 maggio ore 19
Cultura e società nell’Imperiese: “la Riviera Ligure”
prof. Raffaella Saponaro Monti Bragadin

venerdì 5 giugno ore 19
un profilo di Sciacca
prof. Pier Paolo Ottonello